eBusiness model
CRM: istruzioni per l'uso
[ Abstract da pag. 65-68 di “ZeroUno-Mondadori” (Aprile 2003) ]
La
decisione di realizzare un progetto CRM pone le aziende a confrontarsi con
cultura e strutture non ancora focalizzate sul Cliente e con sottoutilizzi
dell'IT. |
Nell'analizzare le problematiche connesse con un progetto aziendale di CRM è sempre opportuno definire in anticipo cosa si intende con tale termine. Infatti, il CRM viene visto ed implementato in vari modi: ad esempio solo come un insieme di strumenti, solo come cultura aziendale e metodologia o come combinazione di entrambi, cioè tecnologia che supporta la metodologia. E' comunque fondamentale che per raggiungere e mantenere nel tempo una posizione di leadership, è fondamentale che l'azienda sappia sviluppare una strategia di CRM pianificata opportunamente che tenda a massimizzare il valore potenziale dei clienti attraverso la gestione di una relazione di lungo periodo che sia stabile e profittevole sia per entrambe le parti. La tecnologia usata è solo un fattore che può facilitare la relazione usando vari canali di comunicazione e vendita in modo integrato tra off-line e on-line. Ci sono aziende che per loro natura nascono orientate al cliente o lo diventano senza problemi in quanto tale modo di operare è loro connaturato. Il problema nasce con tutte quelle aziende che sono fortemente orientate al prodotto e che devono riorganizzarsi per diventare customer-centric. Le implicazioni sono varie, ma fondamentalmente occorre sviluppare in tutta l'organizzazione (front-office e back-office) una nuova mentalità. In generale ciò si ottiene in diversi passi, che possono anche essere implementati separatamente, ma devono essere integrati tra loro e, pertanto, progettati sin dall'inizio in tale ottica. Purtroppo, ciò non si verifica sempre. La
gestione del cambiamento In
altri casi dare più voce al cliente si attiva un call-center o, se si vuol
essere aggressivi, un sito web con la possibilità di integrazione con il
call-center. Oppure si cerca di ingegnerizzare e rendere più
strutturato il processo di field service. Un esempio che a tal proposito è stato portato da Daniele Vanzanelli (CETIF Università Cattolica: www.cetif.it), nel corso di un recente convegno IDC sul CRM, è il settore bancario dove molto spesso per rendere l'organizzazione customer-centric si opera solo sull'area consulenza e sportelli, che è sicuramente un'area fondamentale nelle relazioni con il cliente, ma da solo non basta. Inoltre, se l'operatore di front-end è solo un poco intraprendente ed incentivato, il CRM lo mette in pratica quotidianamente, anche senza l'aiuto dell'IT, consigliando opportunamente il cliente nel contatto diretto. Quello che andrebbe invece focalizzato sul cliente è tutto il resto, cioè il back-end a partire dai documenti (estratti conto, ricevute operazioni, contratti, comunicazioni, ecc.) di solito poco comprensibili. Nè il problema è limitato alle banche: vi è un test per valutare il grado di orientamento al cliente dell'azienda (customer centricity index), calibrato in funzione del settore d'attività, che, applicato da Vanzanelli ad alcune aziende italiane, ha dato risultati sconfortanti anche nel caso di aziende che si ritenevano già customer centric. L'aspetto più negativo è che, tra tutte le aziende che hanno implementato il CRM, solo in quelle del settore telecomunicazione e in poche singole realtà di altri settori è stata creata la figura del CR manager, cioè la persona che gestisce le relazioni con i clienti, le cui responsabilità e competenze sono trasversali all'organizzazione. In pratica nelle aziende che hanno implementato progetti di CRM non sempre vi è un responsabile dei risultati. Un fatto che va interpretato come una mancanza di efficacia del change management. Il
nodo dell'integrazione Per implementare con successo un progetto di CRM è necessario quindi analizzare l'infrastruttura e, se necessario, ridisegnarla prima di effettuare la scelta del software. Infatti, il CRM è solo l'interfaccia per gestire la relazione con il Cliente, concettualmente equivalente all'ultimo miglio delle telecomunicazioni. Per fortuna, da questo punto di vista la situazione sembra cambiare positivamente in quanto la maggior parte delle aziende sta cercando di integrare il software CRM già installato con l'ERP e gli altri applicativi. Un problema, forse secondario ma molto fastidioso per i clienti, dovuto a scarsa integrazione è quello di deve fornire i propri dati ogni volta che si chiama il contact-center di un fornitore, anche se si è clienti abituali. Questa incongruenza è facilmente risolvibile in quanto esiste la tecnologia per riconoscere il cliente che sta chiamando in base al suo numero telefonico ed avere di conseguenza il suo profilo sul video. Ma per quanto sembri assurdo, molte aziende non riescono a comprenderne l’importanza e non prevedono questa funzionalità sin dall’inizio. Multicanale
non significa molti canali Altro tipico caso di disfunzione è nel settore auto. Spesso dopo un intervento dell'assistenza tecnica, il cliente veniva contattato da due call-center diversi per valutare la sua soddisfazione: prima quello del concessionario e poi quello della casa automobilistica. Per di più, ignorando la natura dell'intervento, entrambi gli operatori effettuano una serie di domande standard che possono essere appropriate nel caso di interventi gravi (tipo sostituzione motore, cambio, ecc.) ma sproporzionate nel caso di semplice manutenzione (es.: sostituzione olio motore e filtro). Risultato: cliente infastidito ed immagine di incompetenza. Questi casi evidenziano come molto spesso le aziende pur avendo molti canali di contatto, non sono ancora multicanale, nel senso che i loro canali non condividono nè si scambiano informazioni. Inoltre, spesso callcenter, assistenza tecnica, ricerche di mercato e altri canali (es.: venditori interinali, ecc.) sono gestiti in outsorcing, il che complica ulteriormente l'integrazione. La multicanalità va studiata attentamente e realizzata in maniera che, quale che sia il canale utilizzato, l'azienda si presenti in modo univoco al cliente e questi sia riconosciuto immediatamente e riceva sempre la stessa attenzione, che sarà proporzionale al suo valore ed in linea con il suo profilo. Customer
intelligence e ROI Il
Customer Lifetime Value (CLV) è l'indicatore migliore per valutare la
potenzialità del cliente, in quanto rappresenta il valore che l'azienda può
guadagnare dal cliente nell'intero ciclo di vita della relazione. Il CLV
permette di capire se il Cliente è interessante, quindi è un valido
supporto per sviluppare una strategia CRM e controllarne i risultati. Il CLV è anche un indicatore del ritorno dell'investimento fatto in CRM: infatti il ROI è funzione non solo dell'incremento generico delle vendite, ma anche della possibilità e capacità di individuare il valore potenziale del cliente e soprattutto dell'acquisizione pianificata di una quota rilevante del business da lui generato. Quindi il CLV è un indicatore importantissimo, sfortunatamente non viene quasi mai usato in azienda. Modelli
di approccio
A tal proposito, vi è una scuola di pensiero (META Group e altri analisti) secondo cui prima di effettuare il CRM operativo e il CRM collaborativo sarebbe necessario implementare il CRM analitico; cioè prima conoscere bene i propri clienti e poi, in funzione del loro profilo e delle loro preferenze, disegnare e sviluppare il progetto di CRM. Ultima
considerazione: il CRM non ha lo stesso livello
di importanza per tutte le aziende. Ad un'azienda un sistema di gestione delle
relazioni con i clienti serve soprattutto in due casi: 1) quando ha molti clienti e molte interazioni poco
complesse; 2) quando ha pochi clienti e poche interazioni di elevata
complessità. Oscar Pallme |