© O. Pallme
Maggio 2007

Temi di riflessione
 

Fattiperl'impresa
Mensile di informazione 
on line

Internazionalizzazione della PMI come scelta strategica

[ Abstract da   Fattiperl'impresa (Maggio 2007): mensile di informazione on-line ]

 

Perchè le imprese diventano internazionali ed in alcuni casi multinazionali o anche globali . Processo di internazionalizzazione e motivazioni alla base delle decisioni strategiche. Come le PMI possono internazionalizzarsi.

 

 

Molti ritengono che la globalizzazione[1] sia un fenomeno recente, che si è andato sviluppando negli ultimi decenni. In realtà, processi di globalizzazione sono in atto da almeno un millennio, se non da sempre. Ad esempio, già all’epoca dell’Impero Romano avvenivano intensi scambi commerciali tra i vari mercati del mondo allora conosciuto ed esisteva una specializzazione produttiva per macroaree geografiche.

La differenza fondamentale rispetto al passato consiste nella disponibilità di nuove tecnologie che permettono

a) la diffusione e condivisione dell’informazione in tempo reale[2]
b) la riduzione dei tempi e dei costi di trasporto.

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Motivi per l’internazionalizzazione

Esistono vari fattori che possono spingere le imprese verso i mercati internazionali[3]. I più importanti sono:

1.      Fattori relativi al mercato domestico[4]:

1.1.   diminuzione delle opportunità nel mercato domestico
(es.: domanda stagnante o in lenta crescita, ecc.)

1.2.   aumento della pressione competitiva nel mercato domestico e/o risposta a concorrenti che entrano nel proprio mercato.

2.      Fattori interni all’impresa

2.1.   necessità di ridurre la propria dipendenza da un unico mercato

2.2.   necessità di realizzare economie di scala mediante volumi elevati di produzione

3.      Fattori relativi al mercato internazionale:

3.1.   grosse opportunità per i propri prodotti in altri paesi
(mercato in crescita, concorrenza limitata, alti profitti, incentivi statali, ecc.)

3.2.   opportunità per acquisire nuovo Know-How
Ingresso (acquisizioni, apertura Lab R&S, ecc.) in mercati che anticipano il progresso tecnologico allo scopo di acquisire conoscenze e non perdere il passo

3.3.   i propri clienti diventano globali e richiedono ai fornitori di seguirli

Nella maggior parte dei casi la spinta più forte verso l’internazionalizzazione è il rallentamento della domanda nel mercato domestico, e similmente per un’impresa già internazionale la spinta verso nuovi mercati è il rallentamento della crescita in quelli in cui l'impresa è già presente. Si noti che a pari investimenti, i risultati che si ottengono entrando in un nuovo mercato geografico, in crescita e/o nel quale la pressione competitiva non è ancora forte, sono superiori rispetto a quelli che si ottengono stimolando la domanda in un mercato prossimo alla saturazione.

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Scelte strategiche preliminari

La prima decisione che le imprese devono prendere è tra competere a livello internazionale o rimanere a livello locale (nazionale, regionale). Le imprese che scelgono la seconda opzione in un mercato locale aperto e competitivo, se non hanno elevati vantaggi distintivi, corrono il rischio di diventare nel medio periodo dei partner locali (rivenditori, sub-fornitori, ecc.) di imprese internazionali più grandi, perdendo parte della propria indipendenza.

Per scegliere in maniera razionale gli obiettivi di business e decidere in quali nuovi mercati geografici entrare, è opportuno effettuare un’analisi SWOT preliminare (punti di forza/debolezza dell’impresa; opportunità/minacce dell’ambiente competitivo).

In particolare, il management deve:

1)      individuare quali sono i punti di forza e debolezza dell'impresa, e quindi i propri vantaggi competitivi;

2)      acquisire informazioni circa le caratteristiche dei nuovi mercati (domanda, offerta/concorrenti, leggi, abitudini, evoluzione trend, ecc.) per valutare quali sono le opportunità e le minacce presenti;

3)      scegliere i mercati obiettivo, cioè in quali mercati entrare;

4)      definire come entrare nei nuovi mercati, cioè con quale strategia[5] di business (export e importatore locale, export e propria filiale commerciale in loco, licensing[6], produzione in loco, outsourcing[7] della produzione e propria filiale commerciale in loco, ecc.) e con quale marketing mix (prodotti/servizi, politiche di prezzo, canali di vendita, comunicazione/promozione).

Nella realtà, la maggior parte delle PMI inizia a vendere all’estero casualmente, esportando gli stessi prodotti che sono venduti nel mercato originario. In molti casi, l'iniziativa è presa da intermediari o da clienti esteri potenziali e non dall'impresa sulla base di considerazioni strategiche di marketing. Solo in un secondo momento, il management decide di costruire una presenza stabile nei nuovi mercati geografici e di sviluppare delle strategie ad hoc, pianificando:

a) quale peso dare ai nuovi mercati nel futuro sviluppo dell'impresa;

b) in quali segmenti competere;

c) le competenze[8] distintive da sviluppare.

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Sviluppo del processo di internazionalizzazione

Analizzando i processi di internazionalizzazione delle imprese, possiamo individuare quattro fasi di sviluppo nel mercato mondiale.

Prima fase.
L'impresa decide di espandersi anche fuori dal mercato d'origine e cerca le migliori opportunità nei mercati vicini o nei mercati più convenienti (per dimensione, trend di crescita, livello di competizione, ecc.). In genere, cerca di ridurre i rischi: esporta solo alcuni prodotti che presentano le maggiori probabilità di successo, si avvale di importatori-distributori locali, cede licenze ad imprese locali[9].

Seconda fase.
L'impresa che è riuscita a conquistare una buona quota di mercato incomincia ad adottare una strategia specifica, che tenga conto delle condizioni locali, per consolidare la propria presenza:

  • introduce una gamma più ampia di prodotti e di servizi;

  • costruisce una propria rete di vendita e distribuzione, eliminando gli importatori locali;

  • sviluppa una comunicazione sempre più mirata.

Nei mercati più difficili da penetrare si ricorre a delle joint venture[10] con partner locali.

Terza fase.
L'impresa è presente in molti mercati e le vendite al di fuori dei mercati d'origine sono una percentuale rilevante: nasce il problema di come allocare nei vari mercati le risorse, in funzione delle opportunità, con l’obiettivo di massimizzare la creazione di valore (redditività, quote di mercato, ecc.) nel lungo periodo. L'impresa adatta l’offerta (prodotti e servizi) alla domanda locale e nei vari mercati gli stessi prodotti possono essere commercializzati anche in modo diverso per quanto riguarda brand (marca), messaggio pubblicitario e canali di distribuzione. Le differenze sono anche maggiori quando si decide di assumere il controllo di un'impresa locale con propri marchi, prodotti e clienti.

Quarta fase.
Quando la presenza nei mercati internazionali supera una certa dimensione, in termini di numero di mercati e ricavi, sorge la necessità di un maggiore coordinamento per razionalizzare le proprie attività nei vari mercati al fine di aumentare l'efficienza globale e facilitare il trasferimento di know-how[11] da un mercato all'altro.

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Competizione glocale [12]

Nei singoli mercati lo scenario competitivo include fornitori sia nazionali (locali, internazionali) sia stranieri (esportatori, multinazionali e globali). Sono imprese molto diverse e la natura della competizione non è mai la stessa.

Le imprese nazionali possono presentare alcuni vantaggi rispetto alle imprese straniere. Ad esempio, sono considerate con simpatia dai governi e dall'opinione pubblica. Possono sfruttare il vantaggio di barriere protezionistiche o di “buy national”[13], originato da motivi strategici e/o nazionalistici. Spesso sono anche percepite come più affidabili, più efficaci nei servizi erogati, più flessibili e rapide nelle consegne.

In particolare, le imprese locali, che hanno strategie mirate unicamente al mercato locale, grazie alla maggiore focalizzazione e conoscenza del mercato,

  • riescono meglio a rispondere alle esigenze dei clienti locali,

  • possono essere più rapide a percepire e soddisfare nuovi bisogni latenti o il cambiamento dei trend di mercato.

Le imprese multinazionali o globali hanno, invece, vantaggi distintivi tipici di chi opera nei mercati mondiali:

  • economie di scala[14] e di scopo[15] (R&S[16], approvvigionamenti, produzione, marketing, ecc.);

  • rete globale di sourcing[17] (materie prime, componenti, prodotti) e distribuzione con possibilità di sfruttare le opportunità più vantaggiose;

  • risorse umane di livello elevato, grazie alla capacità di individuare ed attrarre le competenze professionali migliori.

Le multinazionali possono soddisfare le esigenze sia di uno stesso cliente multinazionale in più paesi sia di più clienti locali nei rispettivi mercati domestici. Sono anche in grado di trasferire da un paese all’altro le esperienze e il know-how acquisiti in un paese, così come le risorse (finanziarie, creative, ecc.).

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Internazionalizzazione come strategia per una crescita duratura

Per una PMI che vuole crescere sui mercati internazionali, la definizione delle strategie di business è una delle sfide più critiche da effettuare. Infatti:

a)      Variano tra un mercato e l’altro i comportamenti dei clienti, i canali di distribuzione, le legislazioni, le tradizioni, il livello e le modalità della competizione.

b)      Le differenze tra i costi (es.: costo del lavoro, costi dell'energia), nella pressione fiscale, nella normativa (es.: protezione dell'ambiente) determinano forti disparità nei costi di produzione tra un paese e l'altro.

c)       Le oscillazioni nei cambi influenzano profondamente la capacità di competere.

 

Inoltre, le politiche nazionali nei confronti dello scambio internazionale influiscono sul contesto competitivo in vario modo:

  • barriere alle importazioni, contenuto obbligatorio di lavoro locale, alcune funzioni (management, intermediazione, ecc.) riservate esclusivamente ai cittadini locali, standard di produzione a protezione dei consumatori;

  • aiuti alle imprese nazionali per competere con quelle straniere.

  • apertura dei propri mercati alle imprese estere perchè non esistono fornitori nazionali “rilevanti” (in termini di dimensione, qualità, affidabilità, servizio, ecc.) oppure perchè si mira a stimolare maggiore competitività nell'industria locale.

Per scegliere i mercati in cui sviluppare ulteriormente il proprio business, il management deve innanzitutto analizzare tre aspetti :

  1. caratteristiche dei mercati in esame e loro contesti competitivi

  2. vantaggi competitivi distintivi dell’impresa nei mercati in cui il business è già consolidato

  3. risorse (creative, esecutive, finanziarie, organizzative, ecc.) necessarie

 

La prima analisi permette di conoscere approfonditamente i mercati:

  • domanda (prodotti/servizi richiesti, volumi, livello prezzi, abitudini, bisogni latenti, ecc.),

  • offerta (concorrenti presenti: soltanto locali, oppure anche esteri, multinazionali o globali; prodotti/servizi offerti; quote di mercato; ecc.)

  • ambiente esterno (politiche governative, sistema legislativo, spinte sociali, sistema bancario, ecc.),

  • fattori critici di successo (FCS)[18].

La seconda analisi deve evidenziare se i vantaggi competitivi dell’impresa dipendono solo da situazioni locali particolari ed uniche (per esempio concorrenti più deboli, controllo dei canali di vendita, ecc.) o sono più indipendenti dai mercati e quindi sfruttabili a livello globale.

L’incrocio delle prime due analisi permette di valutare se i vantaggi competitivi sviluppati dall’impresa sono validi anche nei mercati in esame. Infatti, per conseguire nei mercati esteri un successo duraturo, l'impresa deve avere rispetto ai concorrenti dei vantaggi competitivi sia nella fase di ingresso sia in quella di consolidamento.

La terza analisi rivela l’entità dell’impegno economico ed organizzativo necessario per sviluppare i nuovi mercati. Solo dall’insieme di queste analisi si può ricavare una chiara visione delle opportunità, dei rischi, degli investimenti necessari e quindi

a)      scegliere i mercati più interessanti in cui espandere il proprio business

b)      definire il modello di business[19] più adatto

c)       stendere il piano operativo

Durante l’implementazione del piano, l’impresa dovrà effettuare “misure e controlli” periodici per rilevare gli eventuali scostamenti e decidere le modifiche necessarie da apportare.

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Internazionalizzazione come Innovazione di Business [20]

L’innovazione di offerta[21], l’innovazione di mercato[22], l’innovazione di tecnologia[23] e l’innovazione di competenze sono fattori di crescita e cambiamento, che nessuna impresa può ignorare perchè costituiscono l’innovazione di business (innovazione a 360°)[24] che è alla base del proprio livello di competitività. In uno scenario competitivo in continua evoluzione e sempre più internazionale, anche le PMI devono essere sempre pronte a sviluppare il business in modo nuovo, prendere decisione strategiche appropriate e gestire la trasformazione della struttura organizzativa in modo corretto.

Per operare in ambito internazionale, la dimensione dell’impresa non è molto rilevante, è principalmente una questione di visione strategica, livello qualitativo dell’offerta, competenze ed alleanze (aggregazione di imprese[25], business partnership, ecc.). Molte PMI sono andate all'estero perché l’imprenditore aveva una visione chiara dell’evoluzione dei trend di mercato e la convinzione di poter sviluppare ulteriormente il proprio business solo in campo internazionale, operando in nuovi mercati. Queste PMI sono cresciute prima in competitività e poi in dimensione.

E’ ovvio che per operare con successo sui mercati internazionali è necessario che l’impresa abbia le competenze necessarie o se le procuri in tempo: l’alternativa è tra l’assumere nuovi collaboratori competenti, potenziando la struttura, o lo sviluppare collaborazioni esterne (soc. di servizi, consulenti freelance, ecc.)[26].

Nella fase di start-up di un progetto di internazionalizzazione l’ Interim Management[27] potrebbe rappresentare una soluzione ottimale, tra l’ esigenza di disporre di un manager qualificato, con esperienza e competenze elevate, e il vincolo di non appesantire la struttura con costi fissi di lungo periodo. Un’altra soluzione potrebbe anche essere l’aggregazione con altre imprese e la cooperazione interaziendale al fine di raggiungere, in alcune aree aziendali (es.: vendite estero, gestione ordini, assistenza clienti, logistica, ecc.), quella dimensione minima necessaria affinché il “business” diventi conveniente e remunerativo.

Per quanto riguarda le micro imprese[28], prima di poter puntare ai mercati internazionali devono aver sviluppato un’offerta di buon livello, interessante dal punto di vista qualità/prezzo ed adeguata alle normative internazionali. Inoltre, devono anche adottare un modello di business adatto ai nuovi mercati e acquisire le competenze manageriali necessarie.

Questo è condizione minima necessaria per poter entrare con successo nei mercati internazionali, anche in quelli emergenti in crescita (Cina, India, Brasile, Russia, Europa dell’est, ecc.), dove la competizione è già ad un livello elevato. Infatti, con i ns. costi di produzione, non si può pensare di competere con un’offerta di basso livello e prezzi elevati.

Oscar Pallme

*   www.pallme.com

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[1] "globalizzazione" è un termine usato per indicare stretta interdipendenza dei mercati geografici con elevata integrazione a livello mondiale degli scambi commerciali.  
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[2] La tecnologia ICT (Information & Communication Tecnology) consente di aumentare la disponibilità delle informazioni e ridurre l’incertezza nel processo decisionale. Permette, anche, di ridurre le distanze fisiche e psicologiche e, quindi, favorisce ed accentua il processo di globalizzazione in atto.  
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[3] Il Mercato Internazionale (o estero) era il mercato oltre i confini politici della nazione d'origine dell'impresa considerata (mercato nazionale). Oggi, con la nascita delle aree di libero scambio, questa definizione sembra non più corretta. Una definizione più aggiornata può essere la seguente: “Mercato oltre i confini geografici del mercato domestico”.  
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[4] Il mercato domestico è caratterizzato da: a) Libera circolazione di merci e persone senza dazi e controlli; b) Stessa moneta, unità di misura e norme sui prodotti; c) Differenze esistenti assimilabili a quelle tra aree geografiche diverse di una stessa nazione.  
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[5] La strategia è la combinazione di obiettivi da raggiungere e dei mezzi che consentono all’Impresa di conseguirli.  
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[6] In ambito economico “licensing” è l'autorizzazione a costruire e commercializzare un prodotto, concesso da un'impresa che ne detiene il copyright ad un’altra impresa.  
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[7] Si ha Outsourcing quando un'impresa affida ad una ditta esterna la gestione di alcuni dei suoi processi di business. È differente dal Subcontracting, perché la gestione è effettuata su base continua.  
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[8] Per competenza si intende la capacità di un individuo di combinare, in modo autonomo e in un particolare contesto, le conoscenze e le abilità che possiede. Competenza professionale è l’insieme di tutte le capacità e le conoscenze utili allo svolgimento di una professione. Competenza aziendale è l’insieme di tutte le capacità e le conoscenze, utili al proprio  business, presenti in azienda.  
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[9] L’impresa locale opera a livello di un singolo paese, spesso solo a livello di una regione.  
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[10] Joint venture è un accordo tra due o più imprese che, mantenendo la propria indipendenza, decidono di collaborare per la realizzazione di un progetto industriale o commerciale. In una Joint Venture possono esserci due tipi di accordi: contrattuale e societario. Il primo non fa sorgere una società comune ma solo un accordo fra le parti sia per gestire il progetto comune sia per dividerne gli utili e i rischi. Il secondo prevede la costituzione di una società mista, ne disciplina l’attività e il rapporto fra i soci.  
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[11] saper fare  
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[12] Glocale è un neologismo nato dalla fusione dei concetti di globale e locale. Può indicare alcune delle seguenti situazioni:
- Mercati locali su cui operano contemporaneamente fornitori locali, fornitori esteri e soc. multinazionali.
- La creazione o distribuzione di prodotti e servizi ideati per un mercato globale o internazionale, ma modificati in base alle leggi o alla cultura locale.
- La creazione da parte di multinazionali di strutture organizzative locali, che operano su culture e bisogni locali.
 
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[13] Obbligo di acquistare prodotti e/o servizi prodotti da imprese nazionali o, in alcuni casi, localmente anche da imprese estere.  
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[14] L’economia di scala è conseguenza di minori costi unitari di un prodotto, di un'attività o un'operazione derivanti  da un aumento dei volumi di produzione in un dato intervallo di tempo.  
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[15] L’economia di scopo è conseguenza di riduzioni nel costo medio unitario generate dalla condivisione di una medesima attività (tangibile o intangibile - impianti, macchinari, conoscenze, marchi, distribuzione, ecc.) fra due o più prodotti.  
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[16] R&S = Ricerca e Sviluppo.  
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[17] Sourcing = Approvvigionamento  
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[18] Si definiscono Fattori Critici di Successo gli aspetti vincenti che risultano essere premianti in un mercato per le imprese che li adottano. Si deducono dall’osservazione del contesto competitivo (domanda, offerta).  
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[19] Il Modello di Business è il modo in cui l’impresa sviluppa il proprio business e realizza valore per gli azionisti, i dipendenti, i partners (fornitori, canali di vendita, ecc.), gli utilizzatori dei prodotti.  
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[20] L'innovazione è una discontinuità nella conoscenza (knowledge) e nel saper fare (know-how), che genera nuovi prodotti e/o un sensibile aumento di produttività. L'innovazione è un processo complesso a rete che può svilupparsi in diversi modi come conseguenza di  input e feedback che scaturiscono da ogni nodo del ns. sistema. Fondamentale è la capacità di riutilizzare elementi di conoscenza già esistenti sia all'interno dell'impresa (microsistema) sia all'esterno (macrosistema): è necessario saper individuare pezzi di conoscenza presenti nei nodi del sistema, saperli riutilizzare e trovare nuove applicazioni innovative.  
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[21] Per “offerta” si intende l’insieme dei prodotti (beni materiali e/o immateriali) e dei servizi pre-/after-sales connessi.
L'innovazione di offerta riguarda tutti i prodotti (beni materiali, immateriali) e servizi rilevabili, sia quando l'adozione di una nuova tecnologia determina miglioramenti significativi nelle caratteristiche di utilità dei beni e dei servizi sia quando aumenta la gamma di beni o servizi offerti da un'impresa sul mercato.
 
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[22] L’innovazione di mercato riguarda sia le aree geografiche (mercati orizzontali), sia i settori industriali (mercati verticali)  
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[23] L’innovazione di tecnologia riguarda i nuovi prodotti (beni materiali, immateriali e/o servizi) e i processi “tecnologicamente nuovi” introdotti dall'impresa, nonché i miglioramenti tecnologicamente significativi apportati a prodotti e processi esistenti. I processi sono sia in produzione sia in altre aree aziendali.  
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[24] Innovazione a 360° significa effettuare innovazione di business, mantenendo il giusto equilibrio tra le diverse aree (prodotti, processi e metodologia, tecnologia, risorse umane, internazionalizzazione, ecc.) senza trascurarne alcuna.  
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[25] L’aggregazione di imprese non comporta la perdita dell'individualità e dell'autonomia del singolo imprenditore, che continua a gestire la propria piccola impresa. Solo le linee guida strategiche relative ad alcune aree di interesse comune (a seconda dei casi: mercato, internazionalizzazione, ICT, trasporti, approvvigionamenti, produzione, ecc.) sono concordate e condivise con gli altri imprenditori partecipanti all'aggregazione. Il punto di forza consiste nel fatto che tutte le aziende, che partecipano all’aggregazione, traggono vantaggio dalle sinergie ottenute nelle aree di interesse comune. Una simile soluzione può facilitare anche l’introduzione dell’innovazione (business, tecnologia, organizzazione, politica commerciale, area geografica, ecc.) nelle PMI.
(per maggiori dettagli vedere “Aggregazione di Imprese” in “PMI e Innovazione: linee di sviluppo e competenze” di O. Pallme, Ott. 2006)
 
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[26] L’evoluzione dei singoli mercati locali in un unico mercato globale ha creato la necessità di nuovi servizi integrati di marketing, logistica, information & knowledge con una prospettiva internazionale/globale.  
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[27] Con il termine “Interim Management” ( e/o “Temporary Management”) si intende una prestazione professionale di management richiesta ad un professionista esterno, per un periodo di tempo limitato e definito in anticipo, da un’organizzazione (Impresa, Ente, ecc.) operante in qualsiasi settore. In pratica, l’organizzazione affida ad un professionista esterno con un contratto a tempo la gestione sia dell’intera organizzazione, sia di una propria struttura, funzione o l’attuazione di un proprio progetto. Il contratto che lega il professionista all’impresa descrive la prestazione professionale richiesta e definisce gli obiettivi da raggiungere, le risorse necessarie, le deleghe operative, il compenso e la tempistica.  
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[28] Le micro impresa sono quelle imprese in possesso dei seguenti parametri: < 10 dipendenti, fatturato < 2 Mln € .
è utile notare che, secondo dati Istat 2001, il fatturato globale della micro-impresa italiana pesa quasi come quello della grande impresa (differenza: – 1.9%)
 
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