ICT & PMI
PMI europee: innovazione e tecnologia
[ Abstract da pagg. 18-21 di “ICT Professional” (Aprile 2003): notiziario della Federazione delle Associazioni di Information Management ]
PMI, non solo in Italia, ma a livello europeo, sotto la lente di ingrandimento per individuare punti di forza e lacune. |
Il tessuto imprenditoriale dell'unione europea è rappresentato da una miriade di micro aziende (< 10 dipendenti) e PMI (10-249 dipendenti). Queste imprese (fig. 1) rappresentano il 99,7% delle aziende europee ed il 76,1% dei dipendenti ma contribuiscono solo al 59,7% del valore aggiunto. Il divario tra il grado di sviluppo delle tecnologie e la loro applicazione all'interno di queste imprese è particolarmente ampio. In alcuni casi, soprattutto nelle aziende più piccole o con livello culturale basso, esiste ancora una difficoltà a comprendere le potenzialità operative ed i vantaggi organizzativi che possono derivare dal loro uso. Tutto ciò ostacola sia la diffusione dell'innovazione tecnologica che il cambiamento di mentalità e dei processi. IDC ha presentato in occasione dell'annuale PMI Conference (Novembre 2002) i risultati di una sua ricerca sulle dinamiche dell'ICT che ha coinvolto 1'500 aziende aventi un numero di dipendenti inferiore a 500. Tali imprese sono considerate PMI in USA ma non in Europa, dove invece il limite tra PMI e Grande impresa è rappresentato da 250 dipendenti. Chi
sono le PMI Anche in Italia i parametri dimensionali delle imprese sono definiti sulla base della "Disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato a favore delle PMI". Il Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato ha emesso vari decreti, facendo una differenza tra PMI Industria (< 250 dip.) e PMI Servizi (< 95 dip.). Queste classificazioni sono importanti sia per i vendor che per gli utenti, perché sono limiti discriminanti per la concessione di eventuali agevolazioni UE per la diffusione dell'innovazione e delle tecnologie dell'informazione presso le PMI. Grazie ad una pubblicazione Eurostat (SMEs in Europe, 2002) è possibile confrontare questi parametri europei con gli analoghi statunitensi e giapponesi (fig. 2) ed incominciare a comprendere perchè le società di ricerca ed i fornitori ICT americani, nel caso di analisi relative al mercato europeo, usano impropriamente il termine PMI riferito ad aziende con meno di 500 dipendenti. Per superare questa discrepanza tra statistiche ufficiali dell'Unione Europea e società di ricerche ICT, ritengo utile proporre una nuova segmentazione (vedere fig. 2) per effettuare analisi/indagini di mercato in Europa che siano in linea sia con la definizione ufficiale PMI dell'UE che degli USA. Infatti, questi nuovi cluster permettono di effettuare indagini e raccogliere dati in modo tale che poi siano consolidabili sia secondo gli standard UE che di quelli USA a seconda delle esigenze e di dove vengono utilizzate/presentate le analisi. Quadro
di riferimento Secondo
l'indagine IDC, il segmento analizzato (aziende < 500 dip.) ha due dinamiche
distinte al proprio interno. Il livello di internazionalizzazione sembra discreto: il 40% degli intervistati dichiara di esportare all'estero prodotti/servizi, ma la presenza all'estero è realizzata prevalentemente attraverso strutture indirette e agenti: il 58% utilizza il canale Agenti; il 26% Distributori/rivenditori; solo l'11% dispone di una struttura quale Filiale e/o Stabilimento produttivo. All'interno
delle aziende la dotazione media di PC sembra in crescita: Chi
cresce chiede di più Per
quanto riguarda l'accesso alla rete, il 99,8% delle aziende intervistate dispone
di un collegamento a Internet. Sul totale del campione risulta: L'utilizzo del Web come piattaforma di comunicazione è un fenomeno acquisito anche per il panel esaminato: complessivamente il 72% ha sviluppato un sito web, percentuale che si riduce al 63% nelle aziende più piccole (fig. 4). La diffusione delle Intranet appare strettamente correlato alle dimensioni aziendali: passa dal 32% delle imprese minori all'82% delle aziende con dipendenti compresi tra 200 e 499. Per quanto riguarda i diversi settori economici, si nota che è più presente nel settore finanziario e pubblico, meno nel settore commercio (fig. 5). Il basso tasso di adozione delle Extranet (19%) dimostra ancora un approccio prudente e moderato verso l'apertura dei sistemi informativi ai business partners (fornitori, canali di vendita, ecc.) e quindi verso l'adozione del modello di "impresa estesa". Nonostante il panel abbia raggiunto un buon livello di informatizzazione di base, la diffusione delle applicazioni per incrementare l'efficienza operativa e la produttività aziendale appare ancora limitata (fig. 6): solo il 7,8% ha implementato soluzioni ERP, il 3,8% CRM, 1% SCM. Circa la metà del campione utilizza applicazioni di contabilità, il 18% soluzioni per la gestione del personale, il 16,5% gestione del magazzino, il 12,8% document management. Il livello di integrazione delle applicazioni presso le aziende intervistate è molto basso e, laddove esistente, riconducibile solo al sito web e alle applicazioni gestionali (2% totalmente integrato e 20% ad uno stadio parziale di integrazione). Circa l'11% del campione intervistato partecipa o ha intenzione di partecipare ad un eMarkeplace. Per quanto riguarda gli apparati e servizi Mobili, il telefono cellulare risulta ormai una commodity, la cui penetrazione è superiore a 80%. La limitata dotazione di PDA/Personal Companion mostra tuttavia uno stadio ancora iniziale delle tecnologie di nuova generazione: la diffusione è nel complesso modesta (12%), con un picco nelle aziende di maggiore dimensione (35% nella classe 200-499) La
distribuzione della spesa ICT nel panel varia sensibilmente in funzione della
dimensione. Soprattutto nelle fasce inferiori, l'approccio agli investimenti
appare ancora limitato alle esigenze di base: quasi il 60% delle imprese tra 10
e 19 addetti dichiara di disporre di un budget ICT inferiore ai 10.000 €,
mentre nella classe 20-49 addetti solo il 37% ha un budget così limitato. Scenario
in evoluzione
La Rete può rappresentare un fattore di spinta all'introduzione dell'innovazione. Tuttavia anche se l'opportunità della rete e delle nuove tecnologie è avvertita, per il cambiamento sono necessari almeno due fattori: 1) "tempo" per familiarizzare; 2) "supporto" da parte di tutti gli attori coinvolti. Inoltre, la differenza non è solo tra azienda piccola ed azienda grande, ma anche culturale tra impresa che è in grado di usare la tecnologia ed innovare e quella che non lo è, e rischia di scomparire non riuscendo più ad essere competitiva. Le PMI (< 250 dipendenti) devono comprendere che per sopravvivere e svilupparsi è necessario collaborare in maniera costruttiva con fornitori e canali di vendita utilizzando la tecnologia (i.e.: azienda estesa e collaborativa): riuscire a fare sistema e sviluppare rapporti profittevoli per tutti gli attori della catena del valore sarà sempre più un elemento di forza e competitività. Attraverso l'innovazione tecnologica le PMI possono consorziarsi e, superando così ogni barriera fisica, conservare la propria autonomia, la propria flessibilità, la propria specificità. Il
processo di cambiamento e di adozione delle nuove tecnologie non sempre è
semplice per queste imprese e va costruito intorno a vari fattori: In
conclusione
La
sfida per lo sviluppo delle PMI europee è su più fronti: In conclusione, tutti gli attori (vendor, consulenti, utenti) dovranno collaborare insieme lealmente ed in maniera costruttiva. Oscar Pallme |