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Fattiperl'impresa
Nota : Questo articolo è stato ogetto di un atto di pirateria da parte di un'allieva dell'Università di Pisa (Facoltà di Ingegneria) che ha inserito nelle pagg. 23-28 della sua tesi di laurea (paragrafi: Innovare nella PMI, Innovazione e passaggio generazionale, Professionisti a supporto dell’innovazione) il testo di questo articolo, incluso le note, senza menzionare la fonte. |
PMI
e Innovazione: linee di sviluppo e competenze
[ Abstract da Fattiperl'impresa (Ottobre 2006): mensile di informazione on-line ]
Scenario italiano e fattori critici di successo, innovazione a 360°, aggregazioni di imprese, passaggio generazionale e innovazione, professionisti a supporto delle PMI per facilitare l'introduzione di innovazione.
Premessa: InnovazioneL’innovazione
è una discontinuità nella conoscenza (knowledge) e nel saper fare
(know-how), che genera nuovi prodotti e/o un sensibile aumento di
produttività[1].
Le innovazioni non devono necessariamente consistere in una discontinuità
per il mercato[2]
in cui opera l'impresa; è infatti sufficiente che siano discontinuità
per l'impresa che le introduce. L’innovazione
è un processo[3] complesso che può
avvenire in diversi modi. Purtroppo il processo non è mai lineare ma a
rete: da ogni nodo del ns. sistema scaturiscono input e feedback. Come
conseguenza non bastano dei semplici ricercatori in un laboratorio, sono
necessari dei professionisti capaci di percepire, interpretare
e metabolizzare tutti i segnali, anche i più deboli provenienti
dal mercato (clienti, fornitori, collaboratori, consulenti, concorrenti,
centri di ricerca, ecc.). Inoltre, è necessario anche il supporto di un
sistema ICT[4] in grado di condividere le
informazioni[5]
e trasformarle in conoscenza[6]. Fondamentale
è la capacità di riutilizzare elementi di conoscenza già esistenti
sia all’interno dell’impresa (microsistema) sia all’esterno (macrosistema).
Non basta essere bravi costruttori di macchine utensili, è necessario
saper individuare pezzi di conoscenza (modello di business[7],
metodologia[8], tecnologia, ecc.),
presenti in altri nodi del sistema, saperli riutilizzare e trovare nuove
applicazioni innovative (trasferimento di tecnologia: strategia[9]
3M circa nuovi prodotti, tecnologia aeronautica per prima Vespa;
trasferimento di metodologia: benchmarking[10]
per individuare le best practices[11]
e migliorare i propri processi). E’
opportuno distinguere tra innovazione di processo[12]
e innovazione di prodotto[13].
In entrambi i casi si ha un aumento del livello di competitività e,
quindi, dei margini. In ogni caso, nell’introdurre l’innovazione è
importante fare molta attenzione a non trascurare i bisogni e le
abitudini di clienti, fornitori, collaboratori per evitare
disallineamenti molto pericolosi. [ Top ] Lo
scenario italiano è caratterizzato da una difficile ed ancora troppo
"rara" crescita dimensionale dalla categoria delle piccole a
quella delle medie aziende e da questa a quella delle grandi aziende.
Questa difficoltà è dovuta principalmente al fatto che il successo e
la cultura della PMI[14] sono ancora strettamente
legati alla persona dell'imprenditore ed associati alla sua esperienza:
questo crea una certa resistenza al cambiamento ed alla crescita. Solo
in alcuni casi, il successo e la cultura della PMI dipendono anche dalle
competenze dei suoi più stretti collaboratori. Le
imprese esaminate nel recente “Rapporto PMI 2005” di Unioncamere e
Istituto Tagliacarne ritengono che i fattori su cui puntare per
mantenere elevato il livello di competitività sono quelli relativi al
marketing: la politica dei prezzi, le relazioni con la clientela, il
posizionamento di mercato, l’innovazione di prodotto, i servizi (inclusa
la logistica). Minore importanza viene attribuita a: formazione e
qualificazione del personale, certificazione di qualità sia dei
prodotti sia dei processi produttivi, mix capitale/lavoro[15],
organizzazione nel suo complesso. Scarsamente considerata
l’innovazione dei processi aziendali e delle tecnologie IT a supporto. Secondo
Confindustria e i professionisti[16]
esperti di strategie, l’obiettivo da perseguire dovrebbe essere il
riposizionamento verso attività a più alto “valore aggiunto" e
l’incremento della competitività mediante innovazione a 360°[17],
inclusi processi di business[18]
e investimenti in tecnologie[19].
In
questo scenario in continua trasformazione, esistono anche alcune
piccole imprese con una forte carica competitiva che si stanno
progressivamente affermando, svolgendo un importante ruolo di “cinghia
di trasmissione” tra la micro azienda diffusa e le poche medie e
grandi imprese. Sono queste piccole imprese, con visione positiva del
business e strategie valide sia verso l’esterno (clienti, fornitori,
banche, concorrenti, pubblica amministrazione, ecc.) sia verso i propri
collaboratori, che potrebbero fare il salto verso la media dimensione. [
Top ] Equivoci, contraddizioni e possibili soluzioniL’universo
di PMI è spesso vittima di una spirale di equivoci, forse alimentati
anche dai fornitori[20] di innovazione (metodologie,
tecnologie, formazione, ecc.) che non sempre conoscono la "vera"
PMI e non sempre sono in grado di proporre soluzioni adeguate. Inoltre,
non sempre le PMI dispongono delle risorse adeguate con competenze
adatte per riuscire ad implementare l’innovazione ed il cambiamento
connesso nei tempi brevissimi imposti dalle condizioni esterne. Le
analisi, relative anche ad altri paesi, dimostrano che gli incentivi non
sempre sono efficaci a indurre le piccole imprese a fare più
innovazione. Infatti, la propensione ad innovare e/o a crescere non
dipende solo da un sistema di incentivi, almeno fino a che i piccoli
imprenditori, per espandere il business, non accetteranno di delegare a
manager “competenti”, anche non appartenenti alla propria famiglia,
parte della gestione aziendale e quindi perdere il controllo
“diretto” di almeno una parte della propria azienda. L’
Interim Management[21] potrebbe rappresentare
una soluzione ottimale, tra l’ esigenza di disporre di un manager
qualificato, con esperienza e competenze elevate, e il vincolo di non
appesantire la struttura con costi fissi di lungo periodo. Purtroppo, le
piccole aziende (dipendenti < 50; fatturato < 10 Mln €) e,
soprattutto, le micro aziende (dipendenti < 10; fatturato < 2Mln
€), non sempre hanno risorse finanziare e mentalità adatta per
ricorrere al supporto di un professionista esterno qualificato. Le
aggregazioni tra imprese possono essere la soluzione per superare questo
handicap e dividere rischi, costi e competenze. In
presenza di mercati altamente competitivi l’incremento della
competitività delle imprese minori non può che avvenire attraverso
l’aggregazione con altre imprese e la cooperazione interaziendale al
fine di raggiungere, nelle diverse aree aziendali, quella dimensione
minima necessaria affinché il “business” diventi conveniente e
remunerativo. Una simile soluzione può facilitare anche
l’introduzione dell’innovazione (business, tecnologia,
organizzazione, politica commerciale, area geografica, ecc.). Le
piccole e micro imprese che non hanno un posizionamento elevato sul
mercato (leadership di prodotto, leadership di nicchia, ecc.) devono
prendere atto realisticamente della propria situazione di debolezza e
ricercare alleanze con altre imprese sia concorrenti sia complementari[22]. [
Top ] Aggregazioni di impreseL’aggregazione
tra imprese di qualsiasi dimensione e per qualunque esigenza di business
comporta una nuova entità decisionale più ampia (meta-impresa[23]),
che può avere o meno personalità giuridica, e che coordina le singole
unità indipendenti al fine di trasformarle in sistema integrato
mediante una gestione d’impresa aggregata. In
un’aggregazione di imprese non gerarchicamente organizzate (accordi di
cooperazione, filiere senza leader, consorzi o associazioni, distretti
virtuali, ecc.), è necessario che:
La
soluzione è sia un piano strategico-operativo condiviso sia la
convinzione dell’utilità di costituire una nuova organizzazione
comune. Tutto ciò non comporta la perdita dell’individualità e
dell’autonomia del singolo imprenditore, che continua a gestire la
propria piccola impresa. Solo le linee guida strategiche relative ad
alcune aree di interesse comune (a seconda dei casi: approvvigionamenti,
produzione, mercato, ICT, ecc.) sono concordate e condivise con gli
altri imprenditori partecipanti all’aggregazione. In
pratica, non si tratta di fondere più imprese in una più grande o di
formare un gruppo di imprese con una capogruppo (Holding), ma solo di
costituire una nuova entità più ampia per pianificare e coordinare le
attività/aree di interesse comune. I
principali fattori critici di successo (FCS) per un’aggregazione sono:
Questo
dovrebbe generare fiducia nel meta-management e orientamento a ricercare
le soluzioni migliori nell’interesse di tutti. I
principali ostacoli da superare sono:
[
Top ] Innovazione e passaggio generazionaleIl
passaggio generazionale[26] può essere un fattore di
discontinuità e crescita per l’impresa. Le nuove generazioni
imprenditoriali mostrano una certa apertura verso l’innovazione e la
percepiscono come fattore di cambiamento per tutto il sistema azienda. In
alcuni casi, il cambio generazionale può essere un “vero”
potenziale di sviluppo (crescita dimensionale, introduzione di
innovazione, internazionalizzazione, ecc.) anche per la PMI, ma senza
una forte sponsorship del "nuovo" imprenditore, ed un
contemporaneo incremento della cultura aziendale, non si riuscirà mai a
trasformare questa potenzialità in realtà. Infatti, la cultura della
PMI è basata ancora sul possesso individuale dell'informazione, su
mentalità reattiva[27]
(non ancora pro-attiva[28])
e scarsa pianificazione, sulla personalizzazione, sulla presenza fisica,
su rapporti e processi molto formali (anche se taciti e non formalizzati),
oltre che su flessibilità e creatività. [
Top ] Passaggio generazionale come processo pianificatoIl
passaggio generazionale implica un ricambio ed una prosecuzione che
portano ad una convivenza aziendale, per un certo periodo di tempo, fra
junior e senior per la continuità dell’impresa. Il successo per la
trasmissione d’impresa si ha quando sia l’equilibrio tra generazioni
sia il passaggio sono un obiettivo costante e quotidiano, senza
conflitti ed interruzioni. E’ sicuramente una fase critica della vita
aziendale che richiede tempo, energie e sensibilità da parte degli
attori coinvolti, appartenenti a diverse generazioni della famiglia
imprenditoriale. Il
processo per governare il passaggio generazionale deve esser pianificato
e strutturato in anticipo. Un progetto di passaggio generazionale
consiste nelle seguenti fasi:
L’affiancamento
di tutti gli attori coinvolti da parte di un professionista qualificato
può facilitare il processo, in quanto li aiuta a comunicare/assimilare
i valori simbolo dell’azienda, costruire uno stile di leadership
personale e continuativo, risolvere i conflitti generazionali,
controllare i gestori dei diversi asset, gestire le fasi di crisi e i
rapporti con il management. Tutto ciò al fine di un governo corretto
della transizione generazionale ed una gestione razionale dell’azienda. [
Top ] Professionisti a supporto dell’innovazioneIn
questo scenario potranno svolgere un ruolo fondamentale quei
professionisti di management (interim manager, consulente di management,
ecc.) che conoscono la "vera" PMI, per aiutarle a superare la
diffidenza verso il cambiamento e l'innovazione, dovuta sia a non
conoscenza dei possibili vantaggi sia ad esperienze negative pregresse.
La PMI ha bisogno di un “facilitatore” che sappia relazionarsi in
modo opportuno e differenziato nei confronti degli attori, interni ed
esterni, coinvolti. In pratica, il facilitatore deve
Il professionista di management nell'effettuare l'analisi dei problemi e la definizione dei "needs" (bisogni) diventa l'agente del cambiamento culturale sia nei confronti dell'azienda-utente che dei business partner. Oscar Pallme [
Top ] [1]
Con l’aumento della
produttività a parità di risorse si fanno più cose (sviluppo), o
si fanno le stesse con meno risorse (sostenibilità). [2]
Il mercato è l'insieme della
domanda e dell'offerta, cioè degli acquirenti (clienti) e dei
venditori (concorrenti). [3]
Un processo è un insieme
organizzato di attività e di decisioni, finalizzato alla creazione
di un output (materiale o immateriale; tangibile o intangibile;
fisico o informativo) richiesto da un cliente (esterno o interno
all’impresa). L’output del processo può essere destinato ad un
cliente esterno, oppure ad un cliente interno che utilizza
l’output di quel processo come input necessario per altri processi
aziendali. [Return
to Premessa: Innovazion]
[4]
ICT è un temine inglese che
significa “Information & Communication Technology” ed indica
la convergenza di informatica e telematica per trasmettere
l’informazione. Le tecnologie dell’informazione comprendono le
reti, l’architettura, la multimedialità, ecc.
[5]
L’informazione è l’insieme
di dati organizzati e connessi tra loro. I dati sono elementi
oggettivi che descrivono eventi o situazioni senza dare
interpretazioni. Si può affermare che i dati presi da soli hanno
poco significato, ma, una volta interpretati ed opportunamente
correlati, forniscono informazione. [6]
La conoscenza è l’insieme di
informazioni organizzate e connesse tra di loro. Le informazioni,
prese singolarmente, hanno un valore e un'utilità inferiori a
quelle della conoscenza. [7]
Il Modello di Business è il
modo in cui l’azienda sviluppa il proprio business e realizza
valore per gli azionisti, i dipendenti, i partners (fornitori,
canali di vendita, ecc.), gli utilizzatori dei prodotti. [8]
Per metodologia si intende
l’insieme di metodi, regole, modi di agire utilizzati da una
disciplina: nel ns. caso la scienza del management. Il termine
metodo, dal greco méthodos (inseguire, andare dietro), è l'insieme
dei procedimenti messi in atto per ottenere uno scopo o determinati
risultati. La “practice” (pratica) si riferisce al modo in cui
una cosa è fatta in maniera professionale. [9]
La strategia è la combinazione
di obiettivi da raggiungere e dei mezzi che consentono all’Azienda
di conseguirli. [10]
Il Benchmarking è una
metodologia di indagine che aiuta le aziende a confrontarsi con
altre al fine di migliorare le singole attività (processi) ed il
business. Consiste nell'identificare e comprendere le best practices
ed i fattori critici di successo di altre organizzazioni per poi
adattarle in modo intelligente e creativo alla specificità del
proprio business e della propria azienda per migliorare la
preformance. [11]
Le “best practices” sono le
esperienze più significative o dai migliori risultati adottati in
vari contesti. Il termine è usato in varie aree: business
management, software engineering, medicina, organizzazioni aziendali
o governative. A seconda dell'ambito le "migliori pratiche"
possono essere definite come raccolta di esempi opportunamente
formalizzati in regole che possono essere osservate. [12]
L'innovazione di processo non è
necessariamente connessa a un nuovo prodotto e in caso di successo
si traduce in un miglioramento dell’efficienza e/o
dell’efficacia del modo di lavorare sia in produzione sia in altre
aree (marketing e vendite, logistica, amministrazione e finanza,
risorse umane, sistemi informativi e condivisione della conoscenza,
ecc.). [13]
L’innovazione di prodotto
riguarda tutti i prodotti (beni materiali, immateriali e/o servizi)
rilevabili, sia quando l’adozione di una nuova tecnologia
determina miglioramenti significativi nelle caratteristiche di
utilità dei beni e dei servizi sia quando aumenta la gamma di beni
o servizi offerti da un’impresa sul mercato. [Return
to Premessa: Innovazion] [14]
Le PMI sono quelle imprese in
possesso dei parametri di cui alla raccomandazione 1422 del 6 maggio
2003 della Commissione Europea (PMI: 10-249 dipendenti, fatturato
< 50 Mln €; micro impresa: < 10 dipendenti, fatturato < 2
Mln €) [15]
I fattori produttivi (Natura,
Lavoro, Capitale) sono quei fattori che rendono possibile la
produzione. Partendo dal presupposto che ad ogni singolo fattore
corrisponde un costo, un'opportuna ricerca per utilizzare la
migliore combinazione (mix) di fattori produttivi è necessaria per
poter determinare la soluzione più economica e allo stesso tempo più
redditizia possibile dell'azienda.
[Return to
PMI
e strategie per competere] [16]
Manager, interim manager,
consulenti di management. [17]
Innovazione a 360° significa
effettuare innovazione di business, mantenendo il giusto equilibrio
tra le diverse aree (prodotti, processi e metodologia, tecnologia,
risorse umane, internazionalizzazione, ecc.) senza trascurarne
alcuna. [18]
Un processo di business è un
processo finalizzato al raggiungimento degli obiettivi di business. [19] L’innovazione di tecnologia riguarda i prodotti (beni materiali,
immateriali e/o servizi) e i processi “tecnologicamente nuovi”
introdotti dall'impresa, nonché i miglioramenti tecnologicamente
significativi apportati a prodotti e processi esistenti. I processi
sono sia in produzione sia in altre aree aziendali. [20]
Consulenti e formatori di
management e/o di ICT, Vendor ICT, System Integrator, ecc. [21]
Con il termine “Interim
Management” ( e/o “Temporary Management”) si intende una
prestazione professionale di management richiesta ad un
professionista esterno, per un periodo di tempo limitato e definito
in anticipo, da un’organizzazione (Azienda, Ente, ecc.) operante
in qualsiasi settore. In pratica, l’organizzazione affida ad un
professionista esterno con un contratto a tempo la gestione sia
dell’intera organizzazione, sia di una propria struttura, funzione
o l’attuazione di un proprio progetto. Il contratto che lega il
professionista all’azienda descrive la prestazione professionale
richiesta e definisce gli obiettivi da raggiungere, le risorse
necessarie, le deleghe operative, il compenso e la tempistica. [22]
Aziende complementari sono sia
quelle che operano a monte e a valle della catena produttiva sia
quelle che producono prodotti complementari ai propri. [23]
Il punto di forza consiste nel
fatto che tutte le aziende, che partecipano all’aggregazione,
traggono vantaggio dalle sinergie ottenute dalla meta-impresa nelle
aree di interesse comune. [24]
Si tratta di un soggetto
collettivo, cabina di regia dello sviluppo del sistema (aggregazione
di imprese), composto da più professionisti, qualificati e
competenti, con mentalità pro-attiva. Il meta-management è
legittimato dalla comunità di imprenditori, partecipanti
all’aggregazione, ad elaborare strategie di medio-lungo periodo ed
a coordinare la fase attuativa. [25]
Si tratta di una figura
flessibile che non risponde ad una singola impresa, ma alla meta-impresa,
e ha il compito di ricercare le migliori opportunità di business
per il sistema (aggregazione di imprese). [26]
Una definizione di “passaggio
generazionale” può essere la seguente: trasmissione di competenze,
valori e deleghe tra le generazioni. [27]
Essere “reattivi” (cioè,
avere un approccio reattivo) significa essere capaci di reagire ad
un evento, ma non di prevederlo anticipatamente. Pertanto, l'Azienda
ed il management non sono in condizioni di predisporre
anticipatamente un piano d'azione nè possono tentare di controllare
la causa dell'evento: reagiscono solo dopo che l'evento è già
entrato in collisione con il sistema Azienda. In conclusione, essere
reattivi significa accorgersi dei cambiamenti quando sono già in
atto. L'opposto di "reattivo" è
"proattivo". [28]
Essere pro-attivi (cioè, avere
un approccio pro-attivo) significa avere mentalità e abilità per
operare con il supporto di metodologie e tool che mettono in grado
di percepire anticipatamente le tendenze ed i cambiamenti futuri per
pianificare le azioni opportune in tempo. |
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