Economia | |||
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I
Problemi del Sistema Italia (3)
[ Abstract da pagg. 26-32 di “ICT Professional” (Gennaio/Febbraio 2005): notiziario della Federazione delle Associazioni di Information Management ]
Nel precedente articolo abbiamo esaminiamo il periodo che va dal 1964 al 1973 (vedere pag. 22 del n° 38). Ora cerchiamo di analizzare il periodo dal 1973 al 1979.
Anche
negli anni ’70 governo e Banca d’Italia adottano un modello di
sviluppo basato sul “protezionismo monetario”: inflazione,
svalutazione e sostegno statale alle imprese. Questo modello creò un
vantaggio competitivo “artificiale” nei confronti dei concorrenti
internazionali e viziò l’industria italiana ancora in fase di
sviluppo. Invece il modello di sviluppo del dopoguerra che creò il
“miracolo economico”, era molto diverso e si basava sulla stabilità
monetaria e sulla concorrenza come condizioni indispensabili per la
crescita dell’industria. /1/ Inizia,
inoltre, il periodo dei “bojardi di stato”, dirigenti delle imprese
pubbliche totalmente condizionati dai partiti politici, e di nuovi
businessmen più orientati alle “speculazioni” che alle sane attività
economiche (industria, commercio, servizi, ecc.). Michele
Salvati (docente Università Statale di Milano) ricorda nel suo libro
che il tentativo tardivo di stabilizzazione della fine degli anni
settanta, con la formazione del governo di solidarietà nazionale, non
riuscì a bloccare la marcia dell'inflazione, nonostante vi siano state
alcune ricadute positive sul versante della politica industriale e del
lavoro. In quegli stessi anni, infine, la dinamica della spesa pubblica
continua a crescere in maniera più che sostenuta./2/
La
crisi petrolifera e gli anni di piombo Per
i paesi industrializzati il risveglio è amaro e scattano le domeniche a
piedi. Purtroppo, l’Italia, insieme al Giappone, è il più esposto
alle conseguenze negative. Per risparmiare energia si ricorre alla
chiusura anticipata degli spettacoli (cinema, TV, ecc.) e alla riduzione
del 40% dell’illuminazione pubblica. Misure ininfluenti sul risparmio
energetico che alimentarono un clima di emergenza e sfiducia. Nel
caso della TV, il Governo pose anche il veto all’inizio delle
trasmissioni a colore: mentre in USA i primi programmi a colore
iniziarono nel 1953 e in Europa nel 1967, in Italia la RAI ebbe
l’autorizzazione solo nel 1977. Secondo la visione governativa negli
anni successivi alla crisi petrolifera, i televisori a colore erano un
inutile spreco. Questo ritardo finì per distruggere l’industria
italiana degli apparecchi TV. /3/ La responsabilità ricade
non solo sui governi di centro-sinistra, ma in parte anche sulle imprese.
La maggioranza delle imprese, non esportando, non fece nulla per
rimanere al passo. La conseguenza fu che l’industria italiana arrivò
impreparata all’inizio della nuova era a colori e fu sopraffatta in
pochi anni dalle imprese straniere che avevano avuto almeno dieci anni
per sviluppare la nuova tecnologia. Nel
1974 l’inflazione in Italia supera il 23% (fig. 1). Per contenere la
crisi economica, nel Luglio 1974, il governo impone la “una tantum”
sugli immobili, aumenti delle tariffe e il pagamento anticipato del 10%
delle imposte per gli autonomi. Nello stesso anno, Gianni Agnelli viene
eletto presidente della Confindustria, ma la FIAT dovrà ritirarsi dal
Corriere della Sera che passa alla Rizzoli. /4/ Il
18 Aprile 1974 il giudice Sossi è rapito dalla Brigate Rosse. Verrà
rilasciato senza contropartite, ma è l’inizio della stagione di
sangue che raggiungerà la vetta nel 1978 con il caso Moro: il leader
democristiano viene sequestrato in Via Fani mentre si sta recando in
Parlamento per votare la fiducia ad un governo di solidarietà nazionale
sostenuto anche dal PCI. Le altre tappe nel 1974 sono le stragi a
Brescia (P.zza della Loggia) e Bologna (Italicus). Nell’agosto
1975 Paolo Baffi sostituisce alla guida della Banca d’Italia Guido
Carli, che nel 1976 diventerà presidente Confindustria. Fino
all’inizio degli anni ’80 l’Italia deterrà numerosi record
negativi: il più alto livello di inflazione del mondo industriale, il
più alto tasso di disoccupazione e di crescita del disavanzo pubblico.
Questo è lo scenario che fa da sfondo agli avvenimenti di questo
decennio: guerra chimica, l’avventura di Michele Sindona, la crisi
della FIAT e l’ingresso del capitale libico (Dic. 1976),
l’involuzione delle imprese pubbliche. Le
grandi imprese e le PMI Non
sono in condizioni migliori le aziende private che tra il ’74 e il
’78 perdono in media Lit 2 milioni per addetto. In questo modo
accumulano Lit 2'500 miliardi di perdite e 74’000 miliardi di debiti a
fronte di un fatturato di 91'000 miliardi. Come conseguenza lo Stato
diventa il banchiere occulto di questo sistema che è privato
nominalmente. Anche gli industriali ebbero le loro colpe: una di queste
fu l’accordo sul punto unico di contingenza, firmato nel Gennaio 1975,
che avrebbe dovuto garantire una riduzione della conflittualità ma non
fu così. Il
capitalismo lotta per la sua sopravvivenza e tra i protagonisti spicca
la PMI, nata nel Nord per poi dilagare in Toscana e lungo la costiera
adriatica. Lo sviluppo della PMI nasce dall’esigenza delle grandi
imprese di decentrare le attività produttive presso terzisti a causa
della conflittualità sindacale continua e dell’ingovernabilità delle
grandi fabbriche. Altro motivo del successo delle PMI e della scarsa
crescita dimensionale nel tempo è il tentativo di sfuggire al fisco: si
sviluppa l’economia sommersa. Ma non tutte le PMI rimangono piccole,
ci sono alcuni “matti” che vogliono crescere: un esempio è Benetton
che incomincia a sviluppare una rete di negozi in franchising, termine
allora poco noto, rivoluziona il modo di produrre e presto renderà
famoso il marchio con campagne pubblicitarie innovative. L’Italia
riscopre un paese di artigiani e lavoratori specializzati in grado di
mettersi in proprio, creare e gestire una PMI, aggregare nel business
membri della famiglia. Si tratta di una terza economia, diversa da
quelle del Nord-Ovest e del Sud, che si sviluppa a macchia di leopardo
in tutta Italia. Secondo Guido Carli sono questi piccoli imprenditori
che hanno salvato l’Italia./4/
Le
guerre per il potere La
prima è quella tra Sindona e una parte dell’establishment (Banca
d’Italia, Mediobanca, Ministero del Tesoro). Sindona è un avvocato
siciliano, ambizioso e spregiudicato, che riesce a fare strada a Milano.
Si assicura il controllo prima di alcune imprese, poi di due piccole
banche milanesi dalla cui unione nasce la Banca Privata Italiana, infine
della Franklin Bank che è il decimo istituto di credito in USA. Riesce
anche a stringere legami stretti con la finanza vaticana e con alcuni
esponenti politici. Fu
il primo in Italia a lanciare un’OPA (Offerta Pubblica di Acquisto):
riguardava il controllo della Bastogi, finanziaria storica con una
partecipazione strategica in Montedison. Su questo progetto si scontra,
per la prima volta, con Guido Carli (Governatore della Banca d’Italia)
che, temendo le sue iniziative speculative, invita le banche a non
aderire: è la prima grave sconfitta di Sindona. Poi verrà lo stop al
massiccio aumento del capitale Finambro, che doveva avvenire attraverso
la sottoscrizione da parte di piccoli risparmiatori: l’obiettivo era
sopperire alla penuria di liquidità del suo gruppo. /4/ Nel
’74 in seguito a speculazioni sbagliate il suo gruppo è in crisi
profonda e viene marcato stretto anche dalle autorità USA. Comincia una
fase drammatica in cui Sindona si batte per salvare il salvabile, ma
senza successo. Finisce per stringere accordi anche con il crimine
organizzato. La fine è tragica: nel 1979 due killer venuti dagli USA
uccidono l’Avv. Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata; lo stesso
Sindona morirà in carcere a causa di una bevanda avvelenata. Un’altra
guerra che scoppierà nel 1979 è quella tra Banca d’Italia e potere
politico. Nel Marzo 1979, il Governatore (Baffi) e
il direttore generale (Sarcinelli) della Banca d’Italia sono arrestati
per non aver trasmesso alla magistratura il rapporto su un’ispezione
al Credito Industriale Sardo (vedere anche SIR e guerra chimica). In
verità, secondo Bertone/4/, molti sospettarono che il vero
motivo per cui furono colpiti fosse un’altro: l’aver preso di mira
l’Italcasse, feudo democristiano, e l’essersi accaniti contro le
banche di Sindona. Il Financial Times scrisse: “L’assalto dei
politici alla Banca d’Italia è paragonabile all’agguato delle
Brigate Rosse in Via Fani” (caso Moro). La
guerra chimica è un esempio emblematico di come sia possibile
investire enormi risorse con l’unico risultato di ritrovarsi alla fine
senza grandi imprese chimiche (neanche quelle storiche) e, caso unico
tra i paesi industriali, con un bilancio in passivo. I protagonisti sono
Montedison, SIR, Liquichimica, Mediobanca. Cefis diventa presidente
Montedison dopo la scalata effettuata dall’ENI: la sua nomina è
favorita da Cuccia e Carli, che ritengono sia l’uomo giusto per
risolvere i problemi accumulati nel tempo, incluso le gravi perdite
mascherate nei bilanci. La nuova strategia prevede l’uscita dal
petrolchimico e il rafforzamento nella chimica fine e secondaria. La
tattica per raggiungere gli obiettivi è usare l’aiuto pubblico per
chiudere vecchi impianti ed aprirne nuovi nei settori più promettenti.
A tal scopo Cefis compra giornali, sovvenziona i partiti, si espande
nella finanza e stringe alleanze con i gruppi Pesenti e Monti. Purtroppo,
anche SIR e Liquichimica crescono grazie ai finanziamenti pubblici. La
guerra per accaparrarsi non quote di mercato ma ampie quote dei fondi
pubblici è tremenda: dossier creati ad hoc, controlli azionari
mascherati (SIR acquista azioni Montedison), alleanze con politici, ecc.
Dietro i massicci investimenti nel Sud e la spartizione dei fondi non vi
è alcun criterio economico ma solo la convenienza politica: manca la
programmazione, una corretta analisi della domanda e dell’offerta, un
serio calcolo del ROI. Il
progetto di rilancio della Montedison non avrà successo e, nel 1977,
Cefis si ritirerà: le attività bancarie saranno cedute al SanPaolo di
Torino, quelle assicurative alla Invest del gruppo Bonomi. Alla fine
della guerra (anni ’80) l’ENI sarà costretta ad assorbire gli
impianti Montedison, SIR e Liquichimica. /4/
La
FIAT e l’inizio della rinascita Anche
gli Agnelli, come altri imprenditori, credendo che il salvataggio del
capitalismo e della FIAT si giochi fuori dall’impresa, rimangono
folgorati sulla strada per Roma e si convertono all’impegno pubblico.
Giovanni viene eletto Presidente della Confindustria e si dedica ai
rapporti con i politici e i sindacalisti. Umberto viene eletto Senatore
nelle file DC. Si pone il problema di chi guiderà il gruppo: dopo una
breve apparizione di Carlo De Benedetti, si insedia al comando Cesare
Romiti (ex BPD e Alitalia) entrato in FIAT nel ’74, su segnalazione di
Mediobanca, come responsabile pianificazione e controllo. La
crisi della FIAT è sia industriale sia finanziaria: si lavora poco e
male, i conti si appesantiscono. E’ urgente investire in nuovi modelli
e in automazione, se non si vuole imboccare il viale del tramonto, ma
occorrono ingenti finanziamenti. Mediobanca convince la Libia ad
investire Lit 400 miliardi in cambio del 15% del capitale azionario (Dic.
1976). Era un periodo in cui i paesi arabi investivano i redditi
petroliferi in azioni delle aziende europei (l’Iran nella Krupp, il
Kuwait nella Mercedes). La
FIAT è anche sotto il mirino del terrorismo: 17 dipendenti sono feriti.
Ma nel 1978 incomincia la riorganizzazione di FIAT Auto affidata a
Vittorio Ghidella, astro nascente. La nuova strategia prevede una forte
innovazione, sia di prodotto sia di processo, l’espulsione selettiva
dei lavoratori e la riduzione del potere dei consigli di fabbrica. Nel
1976, Eugenio Scalfari fonda “La Repubblica”, un nuovo quotidiano,
per continuare in maniera più incisiva le lotte contro la degenerazione
della classe politica e delle partecipazioni statali, già condotte in
precedenza con il settimanale “L’Espresso”. Nel 1978 nasce,
inosservata, Fininvest per coordinare le attività immobiliari di Silvio
Berlusconi che controlla anche Telemilano, una piccola e dinamica
emittente locale. A
fine 1978 l’Italia decide di aderire allo SME (sistema monetario
europeo) che entra in funzione l’anno succesivo. Nel 1979 Ciampi
diventa Governatore della Banca d’Italia e in autunno imposta una
politica disinflazionistica. Reagisce al secondo shock petrolifero con
una forte restrizione monetaria che durerà, con ulteriori aumenti dei
tassi di interesse, fino al 1983 quando l’inflazione scende al 9% (nel
1980 era al 22%). La sua politica monetaria sarà portata avanti con una
determinazione che ricorda quella di Enaudi nel 1947. /1/ Nell’estate
‘79, si svolge un incontro tra Ciampi e l’Avv. Agnelli, in cui
oppone un cortese ma fermo rifiuto alla richiesta di svalutazione della
lira: se il cambio è stabile, anche i costi delle importazioni e dei
salari sono stabili. Le imprese avrebbero tenuto con più forza la
pressione dei sindacati e il salario non sarebbe stato più la variabile
indipendente. Il messaggio era diametralmente opposto a quello ricevuto
dagli industriali fino ad allora: non più comprensione e protezione
della loro incapacità, ma fiducia nelle loro possibilità. Il messaggio
fu accolto positivamente e dopo qualche mese la FIAT reagì a
un’intransigenza sindacale con la famosa “marcia dei quarantamila”
quadri intermedi. E’ solo l’inizio della resa dei conti che arriverà
negli anni ’80, ma la scossa dà coraggio a tutto il mondo
imprenditoriale. La svolta della politica monetaria diede forza alle
imprese e contribuì a rafforzare le relazioni industriali. /1/ Innovazione
in Italia (1973-1980) Gli
errori commessi negli anni ’70 dalle imprese circa l’introduzione
dell’innovazione (metodologie, tecnologie, formazione), che non è mai
semplice da implementare, saranno ripetuti ancora in altre occasioni (vedere
casi ERP, CRM, BI negli anni ’90 e 2000). Da questa evidenza si
potrebbe dedurre che i manager non usano studiare i case-history e fare
tesoro degli errori fatti nel passato dalle aziende: non sempre è
sufficiente la sola esperienza maturata sul campo per dare al manager la
capacità di affrontare in modo appropriato le sfide dell'innovazione e
del cambiamento! Per
quanto riguarda l’Olivetti, in questo periodo fa ingenti
investimenti sia per l'acquisizione di nuove tecnologie sia per la
riconversione del personale. Nelle attività di produzione sono
introdotti modelli di organizzazione del lavoro molto innovativi.
L’offerta continua ad arricchirsi: nuove macchine contabili,
telescriventi, periferiche di stampa si affiancano agli altri
tradizionali prodotti per ufficio, costantemente rinnovati nelle
soluzioni tecnologiche e nel design. Ma la transizione dei suoi prodotti
tradizionali verso l'elettronica, in anni di elevata inflazione e di
alti tassi di interesse che rendono difficile l’accesso alla borsa, è
particolarmente onerosa. La crescente competizione internazionale
accentua le difficoltà e verso la fine del decennio la situazione
finanziaria dell’Olivetti diventa critica. Nel
1978 Carlo De Benedetti investe nell'Azienda, divenendo azionista di
riferimento e assumendo la responsabilità operativa. Dopo aver
preparato un progetto che prevede il rientro massiccio
nell’elettronica e nell’informatica, raggiunge un accordo a 360°
con il sindacato ed effettua con successo un aumento di capitale in
Borsa, il primo tentato da un’impresa dopo oltre dieci anni. Il
completamento del processo di riconversione all'elettronica, lo sviluppo
accelerato di nuovi prodotti e il risanamento finanziario, attuato
attraverso successive ricapitalizzazioni dell'azienda e il miglioramento
dell'efficienza gestionale, pongono le premesse per un nuovo ciclo di
sviluppo. Tra
i prodotti più significativi che vengono lanciati in questi anni vi è
la prima macchina per scrivere elettronica (Et 101) nel 1978. Il
settore informatico (1973-1980) Nel
1973 Texas Instruments produce la prima calcolatrice tascabile (DataMath).
Viene, anche, commercializzato il primo calcolatore con l'hard-disk
(Winchester) che poteva immagazzinare poco più di 1 Mb di dati. In
Francia viene presentato il Micral, uno dei primi personal computer del
mondo basato sul processore 8008. Inoltre, Intel presenta l'8080, in
grado di eseguire 290.000 operazioni al secondo. Nel
1974 viene lanciato Altair 8800, il primo microcomputer venduto in kit,
che è basato sul processore Intel 8080 e rapresenta l'inizio della
rivoluzione del personal computer. Il sistema operativo, scritto da Bill
Gates, è una versione del Basic. Nel 1975 Bill Gates, con gli utili di
questo progetto, fonda la Microsoft: la prima sede è ad Albuquerque
vicino alla MITS (produttrice dell'Altair). Oggi la Microsoft ha sede
nello Stato di Washington e produce sistemi operativi e software per la
maggior parte dei computer del mondo. IBM Italia sposta la sede centrale
a Segrate (Milano). Nel
1976 nasce Apple per iniziativa di Steve Jobs e Steve Wozniak, che per
finanziarsi vendono rispettivamente il proprio furgoncino ed alcuni
computer. Nel frattempo Intel lancia il processore Zilog Z80, sempre
opera dell’italiano Federico Faggin. Lo Z80 sarà la base su cui si
fondano, fino ai primi anni ’80,
computer professionali e attrezzature industriali. Federico Faggin è il
tipico esempio di italiano che per poter esprimere la propria capacità
ed avere successo è costretto ad espatriare (metà anni ’60):
“fuggito dall’Olivetti a Silicon Valley dopo l’esperienza
dell’abbandono dell’elettronica da parte dell’industria di Ivrea”/5/
Nel
1977, nasce l'Apple II che, con le sue varie successive versioni, verrà
commercializzato per circa 16 anni. Inoltre, compare uno tra i più
grandi successi dell'elettronica di consumo: il PET 2001, primo modello
della Commodore. IBM Italia celebra i 50 anni di attività. Nel 1978
Intel lancia 8086, processore a 16 bit, che ha prestazioni 10 volte
superiori al suo predecessore. Nel
1979 nasce VisiCalc, il primo foglio elettronico, mentre WordStar
diventa il programma di elaborazione testi più venduto. Motorola,
principale concorrente di Intel, presenta il processore 68000. In
Italia, per iniziativa di Andrea Maserati e di alcuni esperti in IT,
nasce Axioma con l’obiettivo di offrire alle imprese soluzioni per il
sistema informativo e servizi qualificati. Nel 1980, i computer negli Usa sono più di un milione. Il PC più economico (ZX-80) viene progettato dall'inglese Clive Sinclair ed è diffusissimo all'inizio degli anni '80. Ashton Tate lancia Dbase II. Xerox, Digital e Intel creano la rete locale Ethernet. Oscar Pallme
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