Inchiesta
Verso la i-Economy
[ Abstract da pag. 74-78 di “il Latte” (Ottobre 2001) ]
Nasce dall'integrazione dell'economia tradizionale con le nuove tecnologie. La sfida per tutte le aziende è individuare un punto di equilibrio ottimale tra attività on-line ed off-line e tra in-house (make) e outsourcing (buy). |
La “vera new-economy” è
l’ Economia integrata
(i-Economy)
cioè un’economia reale basata sul concetto di azienda reale e collaborativa,
le cui attività sono estese anche all’esterno a fornitori e canali di
vendita, realizzando una catena del valore a rete. I problemi della i-Economy,
a parte quelli tecnologici, non sono totalmente diversi da quelli della
“old-economy” (economia tradizionale), ma sono ingigantiti ed accentuati
dalla maggiore trasparenza dei mercati e dalla criticità del tempo di reazione.
Ciò è dovuto alle nuove tecnologie che, in tutti i settori economici,
permettono di gestire e condividere quantitativi sempre maggiori di informazioni
relative alla domanda, ai prodotti ed ai concorrenti. In un mercato così
trasparente, per avere successo, è necessario puntare sulla differenziazione:
pertanto le aziende devono essere sempre più flessibili, creative ed orientate
permanentemente all’innovazione. In conseguenza di questo
nuovo scenario, dominato da globalizzazione e dalle nuove tecnologie, si stanno
modificando sia le strutture che i vantaggi competitivi dei vari settori
economici. Si creano grandi opportunità per tutte quelle aziende, nuove o
pre-esistenti, che sono capaci di utilizzare la nuove tecnologie per ridurre il
tempo di reazione al mercato e creare valore per se, per i fornitori ed i
clienti (canali di vendita, utilizzatori). Ma facciamo attenzione a non
confondere l’utilizzare Internet per comprare e vendere con il “fare
Business Integrato”. In questo nuovo scenario è
fondamentale la capacità di usare le nuove tecnologie per creare e gestire
relazioni costruttive con clienti e fornitori che saranno collegati
prevalentemente in Rete, scambieranno regolarmente informazioni e dati,
parteciperanno attivamente alla definizione dei nuovi prodotti, oltre che
dei servizi connessi, e diventeranno dei veri “business partners”. Possiamo definire “Azienda i-Economy” quell’impresa che sarà in grado di riorganizzare il proprio business in modo da sfruttare al massimo le possibilità offerte dalla nuove tecnologie e metodologie per sviluppare e gestire i vari processi, sia interni all’azienda che estesi ai Business Partners, migliorandone la performance.
Nuovi modelli di business L’ i-Economy
nasce dall’unione di quanto c’è di più efficiente sia nella old-economy
che nella net-economy: è un’economia reale, fatta di assett tangibili (edifici, macchinari, ecc.)
e intangibili (conoscenza, talenti,
ecc.), che sa mettere a frutto l’innovazione, estraendo il massimo
da attività reali che possono ottenere nuovo slancio ed energia dalle nuove
tecnologie e metodologie. E’ bene notare che l’ adozione
delle nuove tecnologie è solo una delle fasi di questo processo di trasformazione “verso l’ i-Economy”, in quanto la tecnologia da sola non
è capace di generare e gestire il cambiamento, anche se è l’elemento
scatenante. Il processo è tutt’altro
che semplice perchè occorrono non solo nuove infrastrutture, ma anche nuovi
modelli di business/nuovi processi, e soprattutto professionisti “nuovi“
. In pratica, uno dei fattori critici più importanti è costituito dalle
risorse umane: è fondamentale che i collaboratori siano capaci di utilizzare
senza preconcetti e con creatività sia le nuove tecnologie che le nuove
metodologie. Dall’inizio del 2000, è in
atto una forte selezione tra le aziende meno solide della net-economy, mentre
quelle sane sono corteggiate da quelle più sveglie della old-economy. Queste
ultime hanno compreso che, per sopravvivere, è necessario sviluppare nuovi
modelli di business e trovare il giusto bilanciamento tra attività e realazioni
off-line e quelle on-line, senza cannibalizzare i canali tradizionali ancora
profittevoli. Anche settori
tradizionalmente “maturi” (siderurgia, auto, edilizia, ecc.) devono
confrontarsi con questa nuova realtà e ripensare i propri modelli di sviluppo. Per
attuare questa trasformazione le aziende dovranno cambiare l’approccio al
mercato: sviluppando i servizi (pre-, after-sales) alla clientela, curando
l’immagine aziendale e la qualità dei prodotti, migliorando le relazioni con
i clienti ed i fornitori (business partnership), prestando la massima attenzione
alle risorse umane. Il processo di trasformazione implica un percorso fatto da diversi step. Un esempio può essere il seguente:
Fondamentale
è il cambiamento di mentalità e del modo di lavorare e gestire le relazioni.
Alcuni degli elementi di questa nuova cultura aziendale sono: orientamento
all’innovazione, alla collaborazione ed alla condivisione della conoscenza;
struttura aziendale fluida, in cui a un organigramma statico è preferito il
team che si forma per la sola durata del singolo progetto; ambiente dinamico e
piani di sviluppo ed incentivazione per attrarre talenti; predominanza degli
asset di conoscenza. Alla base di questa cultura aziendale vi è una strategia di lungo periodo per creare relazioni soddisfacenti con clienti, fornitori, collaboratori attraverso molteplici canali di comunicazione (telefono, lettera, fax, e-mail, web, contatto diretto, ecc.) in modo integrato tra off-line e on-line.
Con il passare del tempo il
vantaggio competitivo, in tutti i settori economici, cambierà sempre più
rapidamente ed il tempo di reazione al mercato diventerà sempre più critico. Le aree strategiche sono:
Se l’azienda riesce ad
essere innovativa ed anticipativa, sistemi di comunicazione e condivisione della
conoscenza, integrati con quelli di monitoraggio della performance delle varie
attività, possono costituire un vantaggio rispetto alla concorrenza. E’ bene notare che
il cliente è al centro dell’attenzione del sistema “azienda estesa e
collaborativa” e svolge un ruolo trainante. Pertanto, il CRM
diventa elemento fondamentale per la gestione della catena del valore. L’
azienda
“customer centric” deve avere come obiettivo strategico il saper proporre quello che il cliente ha
bisogno un istante prima che se ne renda conto e lo vada a cercare presso i
concorrenti; come obiettivo tattico l’arrivare ad una profonda conoscenza del
cliente; ed usa come mezzo le relazioni stabili e durature. In
pratica, l’azienda non deve limitarsi a gestire passivamente la diffusione di
notizie tecniche, listini, informazioni varie, ma deve essere in grado di
gestire la relazione che si instaura tra utilizzatore, canale di vendita,
strutture aziendali e fornitori. Inoltre, se si decide di usare anche Internet (eCRM,
eSCM), è necessario che on-line vi sia la
stessa capacità di relazione off-line delle persone Un sistema CRM deve consentire all’azienda di essere pro-attiva, cioè di anticipare i comportamenti e le preferenze dei propri clienti e del mercato. Quindi è importante l’integrazione con strumenti di analisi previsionale e la possibilità di accedere non solo ai dati storici del marketing (comportamento di determinati segmenti di mercato) e delle vendite (attività svolte nei confronti dei singoli clienti), ma anche a quelli del back-office, per esempio dell’area amministrazione e controllo.
Servizi
in out-sourcing E’ bene rimarcare che questa evoluzione in atto richiede non solo nuove tecnologie, ma soprattutto collaboratori (dipendenti) “nuovi”, dotati di mentalità aperta e maggiore professionalità. Per ovviare anche alla
difficoltà di reperire e trattenere in azienda questi “talenti”, si sta
sviluppando un’economia basata sull’outsourcing di tutto ciò che non è
strategico ai fini del “core business” dell’azienda. Le soluzioni in outsourcing
stanno rivoluzionando il mondo dell’organizzazione aziendale, dei sistemi
informativi e della consulenza, introducendo il concetto di servizi (Business
Process, Applications, Tools, ecc.) erogati da organizzazioni esterne (Provider). In questo modo le aziende
possono concentrarsi sulle attività tipiche del proprio business, affidando la
gestione e l’ottimizzazione del servizio all’infrastruttura tecnologica ed
organizzativa, oltre che all’esperienza,
del Provider. Esistono due tipi
fondamentali di Providers 1.
Application Service Provider (ASP) 2.
Business Service Provider (BSP) Gli “Independent
eMarketplace” si collocano nell’ambito dei servizi in
outsourcing: sono dei luoghi virtuali, gestiti da una terza parte indipendente,
in cui si incontrano domanda ed offerta. Rispondono alle esigenze sia dei
compratori che dei venditori, in quanto chi compra deve poter confrontare il
maggior numero di offerte per trovare quella più vicina alle sue necessità,
chi vende deve rivolgersi ad un mercato il più vasto possibile per abbattere i
costi. Tutti questi servizi in outsourcing sono utili anche alle PMI permettendo loro di utilizzare soluzioni avanzate ed innovative senza dover effettuare pesanti investimenti. . . . Oscar Pallme |