Formazione on-line
e-Learning:
stato dell’arte e possibilità di sviluppo
[ Abstract da pagg. 26-34 di “ICT Professional” (Settembre 2003): notiziario della Federazione delle Associazioni di Information Management ]
Il
ruolo dell'eLearning per migliorare il livello qualitativo del sistema Italia
(Imprese, PA, Università) e competere con successo in uno scenario di
mercati sempre più aperti, trasparenti e interdipendenti in Europa e nel
mondo.
Solo un aumento delle competenze manageriali e culturali unito ad una
maggiore efficienza della PA, e a relazioni efficaci con Clienti e Cittadini potranno
preservare il ns. sistema dalle minacce
competitive provenienti dai Paesi emergenti
Da alcuni anni ANEE (www.anee.it) fornisce periodicamente lo scenario aggiornato del settore della formazione on-line in termini sia di caratteristiche dell’offerta e della domanda sia dei trend in atto. L’osservatorio 2003, presentato in Giugno, ha fotografato la situazione nel primo semestre 2003 ed analizzato anche i nuovi modelli di business e le nuove figure professionali che stanno emergendo, il ruolo attuale e potenziale delle Università, cosa sta facendo la pubblica amministrazione (PA). Inoltre, si è cercato di elaborare una possibile proiezione al 2006 delle principali dinamiche di mercato.
Incominciamo con il precisare cosa si
intende con il termine “eLearning”: la fig. 1 sottostante riporta la
definizione proposta da ANEE.
Fig. 1 –
Definizione di eLearning L‘
e-learning è una metodologia di
insegnamento e apprendimento che coinvolge sia il prodotto sia il processo
formativo. |
In pratica, l’ eLearning si basa su alcune variabili che la caratterizzano e le forniscono valore aggiunto: da un lato la multimedialità che valorizza una effettiva integrazione tra i diversi media, ma anche una migliore comprensione dei contenuti; poi l’interattività con i materiali che favorisce percorsi di studio personalizzati e valorizza l’impegno attivo dello studente; quindi l’interattività umana che favorisce la creazione di contesti collettivi, che sono fondamentali per agevolare il trasferimento della conoscenza implicita che avviene più facilmente tra pari. La creatività, ovvero la possibilità di personalizzare la sequenza dei percorsi didattici sulla base della performance e delle interazioni dell’utente con i contenuti on-line. Infine, fattore molto importante è l’interoperatività, ovvero la possibilità di riutilizzo ed integrazione delle risorse.
Dall’analisi di queste funzioni che caratterizzano l’eLearning ed aggiungono valore alla formazione, si comprende come non si possano trasferire on-line i corsi tradizionali pre-esistenti senza prima averli ri-progettarti in funzione delle suddette variabili.
Oggi il fare formazione on-line si scontra non tanto con fattori tecnologici, ma prevalentemente con fattori umani e fattori di competenze: l’osservatorio ha messo in evidenza quali sono le competenze necessarie che purtroppo sono ancora carenti. Il “vero” problema è non solo normativo e legislativo (riconoscimento corsi on-line scolastici ed universitari, formazione continua, ecc.), ma soprattutto dove si possono reperire le competenze necessarie e/o come si possono riconvertire le competenze “tradizionali” in quelle utili per l’eLearning. In pratica, uno degli obiettivi primari dell’ eLearning è quello di creare le competenze necessarie al suo sviluppo e, quindi, formare i “formatori on-line” che oggi sono quasi totalmente assenti sul mercato: in questo campo le Università possono svolgere un ruolo molto importante per preparare non solo i “formatori on-line” universitari, ma anche quelli aziendali.
Nel
corso dell’articolo useremo il termine eLearning (eL) per indicare corsi a
distanza on-line sia quelli “puri” (totalmente
on-line) sia quelli “blended” (cioè un processo formativo
misto che prevede sia moduli tradizionali in aula che moduli on-line).
Il termine “web enhanced” sarà usato per i corsi dove i docenti hanno a
disposizione strumenti e strutture atte a trasferire agli allievi parte dei
supporti didattici mediante web.
Il termine FAD indicherà la formazione a distanza “tradizionale”, cioè
off-line, sia pura (mediante CDrom ed altri media off-line) che blended (mista
sia tradizionale in aula che con media off-line).
Mercato
italiano
Il mercato dell’eLearning cresce a tassi molto elevati (> 100% annuo) anche
perché parte da valori limitati (fig.2), però il fatto che sia in
controtendenza rispetto all’economia generale indica che vi è una
effettiva esigenza di queste nuove tecnologie e metodologie formative. Ragionando
in termini di quota del mercato totale della formazione, nel 2002 è stato pari
al 3,8% mentre si prevede che sarà 8,2% nel 2003 e 17% nel 2004.
Se
analizziamo il mix delle varie componenti dell’eLearning (fig. 3) si nota come
- diminuisca nel corso degli anni l’importanza della tecnologia, fino a
dimezzarsi (17,4% nel 2004),
- aumenti l’importanza dei contenuti (44,5% nel 2004),
- compaia nel 2002 la consulenza.
Questo è dovuto al fatto che elevati
investimenti in tecnologia sono già stati effettuati nel 2001, mentre aumenta
la consapevolezza che sono importanti sia i contenuti sviluppati ad-hoc per
essere fruiti “on-line” sia la consulenza esterna.
Questa consulenza è l’elemento innovativo e di valore del processo formativo,
indispensabile per aiutare le aziende (e la PA) a identificare i propri bisogni,
a disegnare il proprio processo formativo, in pratica a definire e sviluppare un
progetto di formazione.
Se analizziamo il mercato nel 2002 (fig. 4), notiamo che la formazione esterna (ciò che non è captive) rappresenta il 62%, mentre i progetti finanziati sono solo il 21% (35% nel 2001). In pratica, aumenta molto il peso dei progetti non finanziati il che è un indice dell’importanza attribuita dalle aziende-utenti ai progetti eLearning che vengono realizzati anche senza finanziamenti pubblici (FSE, ecc.). Per quanto riguarda l’offerta, aumenta la quota di fatturato realizzata dalle grandi imprese erogatrici (54,2% nel 2002 rispetto al 30% nel 2001): l’offerta tende a concentrarsi su grandi aziende che possono fare investimenti elevati.
La domanda (fig. 5) è rappresentato prevalentemente da Aziende (> 65%), la Pubblica Amministrazione (PA) ha una quota molto inferiore (< 20%) anche se in crescita, mentre gli altri utenti (Università, Scuola, Privati) hanno quote marginali (< 10%).
Le tre tendenze che stanno emergendo e si consolideranno nel 2003 sono: 1) il mercato si sposta sempre di più verso l’esterno (verso il non captive); 2) la componente consulenza continua a crescere; 3) l’offerta tende a concentrarsi in grandi player, il cui peso aumenta sempre più.
Se analizziamo l’offerta, notiamo che i player che offrono tutte le diverse
componenti dell’eLearning sono pochi in numero ma importanti come fatturato
(35% del totale non-captive). Questo dimostra che il processo di concentrazione
sta premiando le aziende che sanno integrare tutte le componenti dell’eLearning
e questo premio è dato da valori più elevati del fatturato medio (cioè
rapporto tra fatturato e numero di aziende in ciascun segmento). Secondo ANEE le
aziende che riusciranno ad avere la redditività più elevata nei prossimi anni
sono quelle che riescono a coniugare tutte le componenti o almeno tecnologia e
consulenza, tecnologia+contenuti+servizi, tecnologia+servizi+consulenza. In
pratica queste aziende sono quelle che riusciranno ad avere una quota rilevante
del mercato ed a essere in grado di investire in ricerca & sviluppo e in
tecnologia.
ANEE
nella sua ricerca ha anche cercato di identificare i modelli di business più
logici ed ha aggregato le aziende dell’offerta nei seguenti 5 cluster (fig.
6):
1) Global eL services provider, che sono in grado di includere nella loro
offerta tutte e 4 le componenti;
2) Società di formazione, che offrono contenuti e solo in parte servizi e
consulenza;
3) Società ICT e SW developer, che hanno prevalentemente tecnologia e in misura
minore servizi;
4) Società editoriali e fornitori di contenuti, che offrono in misura
preponderante contenuti;
5) Società di consulenza, che si concentrano principalmente sulla consulenza,
ma che si stanno spostando anche verso i servizi.
Se analizziamo l’offerta secondo questi modelli di business, notiamo che il primo cluster, pur rappresentando solo 11,5% delle aziende, copre il 56% del mercato. Questo conferma che oggi sono vincenti le aziende capaci di integrare tutte le 4 componenti dei processi eLearning, non solo in termini di quota di mercato ma, probabilmente, anche in termini di redditività a medio termine.
La
domanda
Per comprendere la domanda, analizziamo le modalità di erogazione della
formazione all’interno del campione utente esaminato da ANEE. L’aula è
attualmente utilizzata dal 91% delle aziende, ma solo il 79% la ritiene efficace
e solo il 76% la utilizzerà nel futuro. Questo non significa che la formazione
d’aula non avrà un ruolo anche in futuro, ma se confrontiamo questi trend
differenziali con quelli relativi all’eLearning ed alla formazione blended
notiamo una tendenza stupefacente, cioè che
- l’eLearning è utilizzata parzialmente dal 39% delle aziende, ma il 61% la
ritiene efficace e l’ 83% la utilizzerà nel futuro
- le soluzioni blended sono utilizzate dal 36% delle aziende, ma il 54% le
ritiene efficaci e il 75% le utilizzerà nel futuro
In pratica, se effettuiamo un’analisi di gap delle previsioni di utilizzo o di quanto sono ritenute efficaci rispetto all’utilizzo attuale, risulta una domanda sommersa di formazione on-line che emergerà nei prossimi anni. Questa è una tendenza chiara e forte secondo l’Osservatorio ANEE.
Le condizioni fondamentali per favorire l’introduzione dell’eLearning in azienda sono PC individuali, spazi dedicati, un referente aziendale ed una consulenza. In pratica, struttura ed ambientazione adatta sono le variabili minime necessarie.
Per quanto riguarda i fruitori (fig. 7), diminuisce la quota di eLearning per i tecnici e gli operativi ed aumenta quella per quadri e dirigenti. In pratica, diminuisce quella quota più vicina all’addestramento che era preponderante nel 2001 ed aumenta la quota di formazione on-line per manager.
Se analizziamo le discipline per quali vengono sviluppati progetti eLearning (fig. 8), notiamo che quelle economiche/manageriali rappresentano una quota di spesa del 48%: le materie collegate alla gestione del business e delle organizzazioni stanno diventando una delle aree più consistenti della domanda di formazione in quanto area critica per la sopravvivenza nel breve ed il successo nel medio periodo.
Per
concludere questo paragrafo, tra le tendenze in atto si nota che
1) i responsabili aziendali della formazione stanno evolvendo ed alle classiche
competenze pedagogiche incominciano ad affiancare anche la conoscenza delle
nuove tecnologie: in oltre il 50% dei casi hanno avuto esperienza diretta di
e-learning;
2) L’eLearning è considerato dagli utenti molto efficace e sembra destinato a
sostituire le forme più statiche di delivery (CDrom ed altri media off-line di
formazione a distanza), ma l’aula rimarrà presente in maniera significativa
anche per il futuro;
3) I fabbisogni percepiti sono per quasi il 50% relativi alle skills
aziendali/gestionali (management, HR, organizzazione, strategia...) ed oltre
l’80% delle aziende si dicono certe che l’e-learning avrà sempre più
spazio nei loro piani di formazione;
4) La presenza della Banda larga (BL) è propedeutica all’adozione dell’eLearning
in azienda: il 15,5% delle aziende in possesso di BL dichiarano di aver già
adottato l’eLerning, la previsione ANEE è che questa quota diventerà il
48,8% nel 2004.
Le
Università
Su 79 Università solo 6 sono a regime per quanto riguarda l’eLearning. Questo
significa che solo queste 6 sedi (7,6%) hanno sviluppato al loro interno una struttura
funzionante (sistema di competenze, piattaforma tecnologica, sistema di servizi
e tutorship, ecc.) e comprensiva di tutto ciò che è necessario per costruire
al proprio interno ed erogare corsi on-line. Altre 51 Università (64,6%) sono
in una fase di sperimentazione, mentre le rimanenti 22 (27,8%) non stanno ancora
facendo nulla per avvicinarsi all’eLearning. Il piccolo cluster a regime
(7,6%) è essenzialmente concentrato a nord, mentre il secondo (64,6%) si
estende a macchia di leopardo in tutta Italia, con prevalenza ancora una volta a
nord e al centro.
Se
ci concentriamo sulle 57 sedi (72,2%) che stanno realizzando qualche corso a
distanza, notiamo che
- solo 12 (21%) offrono corsi eLearning sia puro (totalmente
on-line) che blended (cioè un processo formativo misto);
- il 25% organizza corsi “web enhanced”
- il 54% eroga formazione a distanza “tradizionale”, cioè off-line, sia FAD
pura che blended.
Se si è estensivi nella valutazione, la quota che riguarda la formazione on-line è rappresentata solo dalle prime due tipologie (cioè il 33% di tutte le 79 Università). Quindi sono ancora poche le Università che si stanno impegnando in questo settore ed è preoccupante il basso livello di investimenti effettuati o previsti. Un problema serio è costituito dal fatto che anche le 6 Università che sono a regime, in realtà sono in ritardo rispetto all’Europa nell’uso di queste tecnologie di importazione.
Analizziamo il numero dei corsi complessivi supportati da tecnologie varie (fig. 9): secondo ANEE il numero triplicherà quasi nei prossimi tre anni, poichè il settore universitario ha una forte necessità di ricorrere all’uso delle nuove tecnologie per la formazione a distanza. Si prevede innanzitutto che molti corsi di laurea (CdL) emigreranno dalla FAD tradizionale verso l’eLearning , inoltre secondo le previsioni delle stesse Università l’eLearning passerà dal 12% del totale 2003 al 23,8% del totale 2006: in pratica nel 2006 ci saranno 770 CdL eLearning tra puri e blended (erano 159 nel 2003). Per quanto riguarda i corsi “web ehnabled”, passeranno in numero da 941 (70,6%) nel 2003 ai 1’936 (57,3%) del 2006: in realtà, se analizziamo le percentuali, ci rendiamo conto che questi corsi si trasformano con il tempo in corsi eLearning. Si prevede anche una forte crescita dei corsi singoli (altro in fig. 10) e dei corsi “professional corporate”, cioè le Università secondo i loro piani intendono crescere moltissimo con un’offerta orientata alle imprese. Naturalmente dovranno essere in grado di investire nelle nuove tecnologie e metodologie. Ci dovrebbe essere anche una crescita dell’uso dell’eLearning per i corsi Master e di perfezionamento.
Per quanto riguarda le materie erogate con l’eLearning, nel 2003 si nota una forte concentrazione nelle discipline tecnologiche (ICT 15%, ingegneria 13%, informatica utente 11%) e specialistiche (economia/management 18%, pedagogia/formazione 10%).
I motivi che spingono le Università verso l’adozione dell’eLearning sono vari. Al primo posto vi è la “qualità e l’efficacia dell’apprendimento” indicato dal 73% degli intervistati, seguito da “maggiore accessibilità e flessibilità” (66%) e “ottimizzazione del tempo e dello spazio” (46%). Al quarto posto, con il 25% delle risposte, troviamo sia “aumento degli iscritti” che “esigenze organizzative”. Solo il 12% delle Università considera l’eLearning una leva competitiva (7° posto in graduatoria) nei confronti degli altri Atenei.
Gli ostacoli allo sviluppo dell’eLearning nelle Università sono principalmente: 1) diffidenza dei docenti (67%), 2) carico lavoro e nessun riconoscimento ai fini carriera (66%), 3) assenza di strategia a livello Ateneo (42%). Per assenza strategia si intende mancanza di un piano di investimenti, di un piano di sviluppo organizzativo e formativo.
La
Pubblica Amministrazione
La PA sarà nei prossimi anni un settore in grosso fermento e grande
trasformazione: come elemento strategico a supporto del cambiamento si prevede
di utilizzare l’eLearning. Per questo motivo presso il Ministero
dell’Innovazione è stato costituito un comitato per redigere una direttiva
circa gli standard dei progetti eLearning nella PA.
Secondo il Ministro Stanca, nel 2004 la quota di formazione mediante eLaerning sarà il 30% del totale e coinvolgerà circa 168mila discenti. Se questo primo obiettivo sarà raggiunto, è prevedibile che sarà possibile crescere in maniera continuativa negli anni e centrare anche il traguardo del 2007 che prevede una quota del 60% con circa 330mila discenti.
Secondo i responsabili della PA, gli aspetti più positivi dell’eLearning sono i buoni risultati formativi che si ottengono ed il fatto che è adatto a tutti gli utenti. Sono invece dei problemi la difficoltà di coinvolgimento dell’utente e la possibile demotivazione in corso d’opera.
Le discipline più richieste nella PA sono Marketing, ICT, Informatica utente, Lingue, Management.
L’adozione dell’eLearning da parte di questo settore è un’ulteriore conferma che i progetti, se ideati ed erogati in maniera appropriata, possono essere di grande aiuto in vari settori.
Le
figure professionali
ANEE ha sviluppato un modello analitico per stimare, in funzione
dell’evoluzione della domanda, il fabbisogno di figure professionali nel
periodo 2004-2006. Questo modello si basa su una matrice “modalità erogative/tipologia
corsi” che indica per ogni combinazione i giorni di lavoro necessari per
ciascuna figura. Le figure professionali oggetto dell’analisi sono Tutor,
Instructional designer, Multimedia publisher, Altre (grafici, programmatori,
ecc.).
La tabella sottostante riporta per ciascuna figura professionale il numero che, secondo le stime ANEE, manca in Italia nei prossimi anni. Per formare queste figure di cui l’Italia è carente sarà necessario investire circa 205 Milioni di Euro nel periodo 2004-2006.
2004 | 2005 | 2006 | |||
Tutor |
2'000 |
15'000 | 28'000 | ||
Instructural designer | 6'151 | 4'279 | 4'288 | ||
Multimedia publisher | 11'764 | 8'456 | 8'540 | ||
Altre figure | 5'000 | 8'523 | 8'652 | ||
TOTALE | 22'915 | 36'258 | 49'480 |
Da questa stima emerge, tra le varie figure, la necessità di un numero rilevante di Tutor: una figura cui di solito si presta poca attenzione, ma che è fondamentale per il successo dei corsi on-line. Infatti, l’eLearning richiede anche e soprattutto supporti umani (non tecnologici), che devono essere formati in maniera opportuna per garantire una buona qualità della loro prestazione.
Si noti che molti progetti eLearning sono falliti perché si è prestata troppa attenzione alla tecnologia e poca alla qualità dei contenuti e delle modalità erogative dei corsi. In pratica, l’eLearning avrà un futuro incerto se non si sviluppano competenze adeguate nelle figure professionali necessarie per la produzione dei contenuti e l’erogazione del prodotto formativo, oltre che dei servizi a supporto.
I
finanziamenti
Una quota non trascurabile della formazione eLearning (circa 20%) è finanziata.
Le risorse potenzialmente utilizzabili per finanziare il settore dell’eLearning
sono piuttosto rilevanti:
- Quota parte dei progetti del Comitato dei Ministri per la Società
dell’Informazione,
- Quota parte dei Piani nazionali e regionali di e-Government
- Quota parte dei piani per lo sviluppo territoriale (Quadro Comunitario di
Sostegno, Piani Operativi Regionali, Documenti Unici di Programmazione)
- Quota parte dei finanziamenti del Fondo Europeo per gli Investimenti (venture
capital istituzionale)
- Possibile e auspicabile coinvolgimento delle Fondazioni Bancarie
Se estrapoliamo da tali linee di finanziamento la parte effettivamente utilizzabile per l’ eLearning (cioè destinabili direttamente all’offerta o alla domanda, ed eventualmente agli aspetti più infrastrutturali –piattaforme, consorzi, ecc.-), otteniamo la somma di circa 10mila milioni di Euro (60% per il Mezzogiorno e 40% per il Centro-Nord) nel periodo 2003-2008.
Un esempio è il piano per la BL nel Mezzogiorno, attualmente in fase di approvazione, che potrebbe finanziare non solo la parte infrastrutturale, ma anche i contenuti. Infatti, è inutile creare le grandi infrastrutture se poi queste non vengono utilizzate.
In
pratica:
• i finanziamenti potenziali esistono (spesso nelle pieghe di altri progetti)
e sono anche elevati, sia per il Sud che per il Centro/Nord;
• cioè, non ci sono politiche “finanziate” specificatamente per l’e-Learning,
ma un framework favorevole all’utilizzo dei fondi per la Società
dell’Informazione
• infine, non sempre le imprese (soprattutto le PMI) ne sono a conoscenza.
Pertanto,
gli indirizzi da intraprendere a livello governativo (fig. 11) sono
1) incentivare l’utilizzo dei fondi istituzionali di venture capital
2) attivare un profondo quadro di collaborazioni con le Fondazioni Bancarie.
3) aiutare gli operatori (sia dell’offerta che della domanda) ad utilizzare
queste risorse!
4) definire regole di governo, semplici e comprensibili, che incentivino l’uso
dei Fondi Strutturali per l’e-Learning
5) creare all’interno del Dipartimento delle Politiche di Sviluppo e Coesione
un team dedicato che si occupi esclusivamente di promozione dell’utilizzo dei
fondi per la società dell’informazione ed in particolare dell’e-Learning.
Fig. 11 – Proposte
ANEE per il Governo •
Finanziare i costi per la creazione
delle figure professionali necessarie allo sviluppo dell’e-Learning in
Italia (200 milioni di €) |
In
conclusione
La formazione on line rappresenta un vantaggio per l’azienda in termini di
tempi e costi, a parità di efficacia formativa, rispetto alla formazione
tradizionale.
Il mercato è in rapida evoluzione e già a partire dal prossimo anno si assisterà ad un apprezzabile processo di concentrazione degli operatori dell’offerta: le società di formazione e le Università saranno tra gli operatori più ricercati per lo sviluppo di partnership da parte degli altri attori.
La crescita attesa del settore potrà garantire un positivo impatto sociale anche a livello occupazionale, dove si prevede la creazione di nuovi posti di lavoro tra instructional designer, multimedia publisher, editor, grafici, programmatori, tutor.
Le PMI (< 250 dipendenti; fatturato < Euro 50 Mln) lamentano di essere trascurate dall’offerta e di non essere spesso in grado di apprezzare i vantaggi sia in termini di costi che in termini formativi: la PMI in alcuni casi non sa che esiste, in altri non sa come usare o non sa comprare l’eLearning; l’offerta non osa avvicinarsi alla PMI, non investe per lo sviluppo di corsi ed organizzazione dedicati alla PMI. In pratica, nonostante le PMI costituiscano il tessuto portante dell’ economia italiana, vi è un gap culturale sia lato offerta, che non conosce la “vera” PMI, sia lato domanda che non conosce le potenzialità dell’eLearning.
Il mondo accademico registra ancora poche esperienze di adozione di e-Learning; si auspica che questi primi progetti diventino modelli da seguire per gli altri Atenei. Le Università devono ancora investire molto e fare esperienze, ma in prospettiva possono diventare alleati interessanti per tutti gli altri operatori. Una strategia di alleanze può essere utile sia alle Università che alle imprese, perchè all’interno degli Atenei si concentra la maggior parte delle competenze formative dell’Italia e la partnership con le imprese permette di mantenere il contatto con la realtà economica ed i trend evolutivi.
La dimensione della PA centrale e locale in termini di domanda potenziale è talmente forte in prospettiva da poter da sola far da traino al mercato. Purtroppo, il gap tra gli obiettivi da raggiungere e la realtà attuale è ancora molto elevato. Diventa fondamentale, per sostenere la crescita del settore, creare al più presto le condizioni (culturali, tecnologiche ed economiche) perché la PA possa adottare in maniera sistemica l’eLearning.
In ogni caso, per favorire lo sviluppo del mercato sarà necessaria anche un’azione (energica, tenace e coerente nel tempo) da parte del Governo.
Oscar Pallme