Pallme Family

 

The Roberto Pallme Collection

 

OSSERVATORIO SULLA COMUNICAZIONE - FONDAZIONE "LUIGI MICHELETTI"
Cinema, tra tecnologia e collezionismo
Viaggio nella Storia del Cinema attraverso l'evoluzione delle tecnologie che ne hanno migliorato la produzione e la dimensione artistica
(Fonte: http://www2.unicatt.it/pls/catnews/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=10820)



«La poetica e il rinnovamento linguistico della Nuovelle Vague si basano su una innovazione tecnologica. L'invenzione del Nagra, infatti, permette la perfetta riproduzione del suono consentendo, finalmente, di girare per la strada; il passaggio dall'illuminazione a incandescenza alla lampadina e, poi, al quarzo iodio, garantisce la possibilità di riprendere negli interni delle case».
 
Così lo storico del cinema, Carlo Montanaro ha ribadito uno dei nodi critici emersi dal seminario di studi "Il cinema italiano e le sue tecnologie" che si è svolto, lunedì 16 maggio, nell'Aula Magna Tovini della sede di Brescia  e promosso all'Osservatorio sulla Comunicazione in collaborazione con la Fondazione "Luigi Micheletti" di Brescia.
Quando si parla di cinema, dunque, l'innovazione artistica, abitualmente attribuita alla creatività del singolo, passa inevitabilmente attraverso le apparecchiature. Per questo è fondamentale affiancare agli studi critici, approfondimenti sulle tecnologie del cinema e sulla loro evoluzione. Una prospettiva di ricerca che pone in primo piano questioni non ancora risolte. Innanzi tutto il problema del reperimento dei materiali tecnologici: lo ha sottolineato Massimo Locatelli, docente di Teoria e tecnica dei media, rilevando la mancanza di una mappatura dettagliata della collocazione di macchine, reperti e materiali d'archivio.
 
Superato lo scoglio del catalogo dei pezzi, si pone, poi, il problema museografico: «Fare un museo del cinema oggi - ha evidenziato Ruggero Eugeni, docente di Semiotica dei media che, insieme a Locatelli, ha coordinato gli interventi del seminario - significa chiedersi come far raccontare la storia ad una macchina, come insegnare la storia della tecnologia del cinema».
Dinnanzi a questo quesito gli studiosi intervenuti si sono trovati concordi sul valore didattico che può assumere il collezionismo di reperti tecnologici che divengono testimonianze di un'epoca passata da consegnare a chi non l'ha vissuta.

In questa direzione si muove il lavoro del Museo dell'Industria e del Lavoro, nato dalle collezioni della Fondazione Luigi Micheletti, che ha deciso di dedicare un percorso espositivo alla storia del cinema ed alla sua tecnologia, esponendo reperti unici in Italia come il "Cinemobile" del 1936, recentemente restaurato e perfettamente funzionante. Un progetto innovativo che mira alla ricostruzione dei cicli tecnologici e della filiera produttiva del cinema, illustrato da Pier Paolo Poggio, direttore del Museo dell'Industria e del lavoro "E. Battisti" e da Daniele Mor, conservatore della Fondazione Luigi Micheletti. In anni di impegno appassionato sono stati  raccolti, a Brescia, reperti di grande rilievo come l'intero archivio del Cinestabilimento Donato di Milano, attivo dagli anni Trenta del Novecento o l'archivio della Gamma Film di Roberto Gavioli, padre di Carosello e pioniere dei cartoni animati in Italia.

Non sono mancate testimonianze dirette di collezionisti: quella dello stesso Gavioli che ha ripercorso le tappe della sua carriera professionale e quella di Oscar Pallme che, ereditata una importante collezione di materiali cinematografici, si è occupato della loro musealizzazione.
L'intervento di Alberto Friedemann dell'Associazione Fert di Torino, ha focalizzato l'attenzione su uno dei limiti della ricerca di storia del cinema: «Agli storici del cinema - ha chiesto in tono volutamente provocatorio Friedemann - interessa davvero andare negli archivi?». Oltre alla ricerca d'archivio, manca anche il confronto con altre discipline: «Gli storici del cinema - ha continuato Alberto Friedemann - trascurano le metodologie della storia delle arti visive, dimenticando, spesso, l'importanza di fattori determinanti che influenzano l'industria cinematografica, come la tecnologia o l'economia e non studiano, mai, il prezioso lavoro di chimici, fisici, scienziati, senza i quali non esisterebbero i presupposti per lo sviluppo dell'arte cinematografica».
 
Una mancanza questa ricondotta da Riccardo Redi, dell'Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema,  all'annosa divisione tra discipline umanistiche e scientifiche che da sempre caratterizza la ricerca italiana.
         

Mirka Pernis
[26/05/2005]