«La poetica e il rinnovamento linguistico della Nuovelle Vague
si basano su una innovazione tecnologica. L'invenzione del Nagra,
infatti, permette la perfetta riproduzione del suono consentendo,
finalmente, di girare per la strada; il passaggio
dall'illuminazione a incandescenza alla lampadina e, poi, al quarzo
iodio, garantisce la possibilità di riprendere negli interni delle
case».
Così lo storico del cinema, Carlo Montanaro ha
ribadito uno dei nodi critici emersi dal seminario di studi "Il
cinema italiano e le sue tecnologie" che si è svolto,
lunedì 16 maggio, nell'Aula Magna Tovini della sede di Brescia
e promosso all'Osservatorio sulla Comunicazione in collaborazione con
la Fondazione "Luigi Micheletti" di Brescia.
Quando
si parla di cinema, dunque, l'innovazione artistica, abitualmente
attribuita alla creatività del singolo, passa inevitabilmente
attraverso le apparecchiature. Per questo è fondamentale affiancare
agli studi critici, approfondimenti sulle tecnologie del cinema e
sulla loro evoluzione. Una prospettiva di ricerca che pone in primo
piano questioni non ancora risolte. Innanzi tutto il problema del
reperimento dei materiali tecnologici: lo ha sottolineato
Massimo
Locatelli, docente di Teoria e tecnica dei media, rilevando
la mancanza di una mappatura dettagliata della collocazione di
macchine, reperti e materiali d'archivio.
Superato lo scoglio del catalogo dei pezzi, si pone, poi, il problema
museografico: «Fare un museo del cinema oggi - ha evidenziato Ruggero
Eugeni, docente di Semiotica dei media che, insieme a
Locatelli, ha coordinato gli interventi del seminario - significa
chiedersi come far raccontare la storia ad una macchina, come
insegnare la storia della tecnologia del cinema».
Dinnanzi a questo quesito gli studiosi intervenuti si sono trovati
concordi sul valore didattico che può assumere il collezionismo di
reperti tecnologici che divengono testimonianze di un'epoca passata da
consegnare a chi non l'ha vissuta.
In
questa direzione si muove il lavoro del Museo dell'Industria e del
Lavoro, nato dalle collezioni della Fondazione Luigi Micheletti, che
ha deciso di dedicare un percorso espositivo alla storia del cinema ed
alla sua tecnologia, esponendo reperti unici in Italia come il "Cinemobile"
del 1936, recentemente restaurato e perfettamente funzionante. Un
progetto innovativo che mira alla ricostruzione dei cicli tecnologici
e della filiera produttiva del cinema, illustrato da
Pier
Paolo Poggio, direttore del Museo dell'Industria e del lavoro
"E. Battisti" e da
Daniele Mor,
conservatore della Fondazione Luigi Micheletti. In anni di impegno
appassionato sono stati raccolti, a Brescia, reperti di grande
rilievo come l'intero archivio del Cinestabilimento Donato di Milano,
attivo dagli anni Trenta del Novecento o l'archivio della Gamma Film
di
Roberto Gavioli, padre di
Carosello e
pioniere dei cartoni animati in Italia.
Non sono mancate testimonianze dirette di collezionisti: quella dello
stesso Gavioli che ha ripercorso le tappe della sua carriera
professionale e quella di Oscar Pallme che, ereditata
una importante collezione di materiali cinematografici, si è occupato
della loro musealizzazione.
L'intervento di Alberto Friedemann dell'Associazione
Fert di Torino, ha focalizzato l'attenzione su uno dei limiti della
ricerca di storia del cinema: «Agli storici del cinema - ha chiesto
in tono volutamente provocatorio Friedemann - interessa davvero andare
negli archivi?». Oltre alla ricerca d'archivio, manca anche il
confronto con altre discipline: «Gli storici del cinema - ha
continuato Alberto Friedemann - trascurano le metodologie della storia
delle arti visive, dimenticando, spesso, l'importanza di fattori
determinanti che influenzano l'industria cinematografica, come la
tecnologia o l'economia e non studiano, mai, il prezioso lavoro di
chimici, fisici, scienziati, senza i quali non esisterebbero i
presupposti per lo sviluppo dell'arte cinematografica».
Una mancanza questa ricondotta da Riccardo Redi,
dell'Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema,
all'annosa divisione tra discipline umanistiche e scientifiche
che da sempre caratterizza la ricerca italiana.