Pallme Family

 

The Roberto Pallme Collection

Lucio D’Ambra

(Source/Fonte: http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/previous_editions/edizione2002/Lucio_dAmbra.html)

 

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The Cinema of Lucio D’Ambra

Today almost completely forgotten, between the two World Wars Lucio D’Ambra (the pseudonym of Renato Tommaso Anacleto Manganella, 1879-1939) was an extremely prolific and successful author in several fields. Besides being a novelist, essayist (it is to him and his 1913 Rassegna Contemporanea that Italy owes its discovery of Proust), dramatist, and theatrical impresario, he also dedicated himself to the cinema, achieving notable success with both the critics and the public. He worked for such production firms as Medusa, Film D’Arte Italiana, and Do.Re.Mi., in the role of story writer and scenarist, collaborating with Eugenio Perego, Carmine Gallone, and Amleto Palermi. In 1917 he made his directorial debut with Emir cavallo da circo, and in 1919 founded his own production company, D’Ambra Film, which in 1922 was absorbed into UCI (Unione Cinematografica Italiana).

Between 1916 and 1922 his name was associated with some 40 titles. Until now only a few works from this output have been noted: Ugo Falena’s Effetti di luce (1916), Gustavo Genina’s La Signorina Ciclone (1916), Amleto Palermi’s Carnevalesca (1918), and D’Ambra’s own L’illustre attrice cicala formica (1920), a film which was presented with great success at the 1987 Giornate, in a copy rediscovered by Livio Fantina, restored by the Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema ritrovata. In addition, in 1920 D’Ambra was the editor of the fortnightly publication Romanzo-film; each issue contained a novel based on a successful film written by the director himself. In these years, too, while his critical fortune was declining, he theorized his ideas of cinema as "fantasy of the eyes" in the essay "Il mio credo" (in Rassegna generale della cinematografia, Rome, 1920), and revealed his particular interest in figurative composition (also evidenced by his frequent collaboration with the artists and painters who created his geometric-floral decors), chromatic values, and compositional rhythm. In contemporary sources D’Ambra’s name was principally linked with "light and polite" comedy, and in 1935 his taste for the intrigues of sentimental comedy caused him to be compared with Ernst Lubitsch.

Recent rediscoveries will help us to fill in the outline of a personality who so influenced a large part of Italian production in those years. The 2002 Giornate’s audiences are invited to share this rediscovery, with the opportunity to see for the first time three works directed by D’Ambra: the copy preserved by the Scuola Nazionale di Cinema of Le mogli e le arance (a film which was in its time the center of a sensational censorship case, and which is being shown in this year’s Italian Avanguardia section); and two films preserved by George Eastman House in Rochester, Due sogni ad occhi aperti (Two Dreams with Open Eyes) and La Principessa Bebè (Princess Bebè, the attribution of which was doubtful until now, and was shared with Carmine Gallone). Cristina D’Osualdo

 

 

 

Il cinema di Lucio D’Ambra

Oggi quasi completamente dimenticato, Lucio D’Ambra, pseudonimo di Renato Tommaso Anacleto Manganella (1879-1939), fu tra le due guerre autore estremamente prolifico e di successo. Fu romanziere, saggista (a lui si deve la scoperta in Italia di Proust sulla Rassegna Contemporanea nel 1913), commediografo, impresario teatrale. Si dedicò anche al cinema ottenendo un successo ragguardevole di critica e di pubblico. Lavorò per case di produzione come Medusa, Film D’Arte Italiana, Do.Re.Mi. in veste di soggettista e sceneggiatore a fianco di Eugenio Perego, Carmine Gallone, Amleto Palermi. Al 1917 risale l’esordio alla regia con Emir cavallo da circo, e al 1919 la fondazione della casa di produzione D’Ambra Film confluita nel 1922 nell’UCI (Unione Cinematografica Italiana).

Il suo nome, tra il 1916 e il 1922 è legato a oltre quaranta titoli. Di questa attività erano noti finora solo poche opere Effetti di luce (1916) di Ugo Falena, la Signorina Ciclone (1916) di Gustavo Genina, Carnevalesca di Amleto Palermi, L’illustre attrice cicala formica (1920) dello stesso D’Ambra (presentato con grande successo alle Giornate del 1987 nella copia restaurata dall’Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema ritrovata da Livio Fantina). Inoltre nel 1920 è direttore di Romanzo-film una pubblicazione quindicinale contenente un romanzo tratto da un film di successo e scritto dallo stesso regista. Negli stessi anni, mentre va scemando la fortuna critica, teorizza la sua idea di cinema come "fantasia degli occhi" nel saggio "Il mio credo" (in Rassegna generale della cinematografia, Roma 1920) e rivela il particolare interesse per la composizione figurativa — testimoniato anche dalla frequente collaborazione con artisti e pittori che creano le scenografie geometrico-floreali — per i valori cromatici e il ritmo compositivo. Il suo nome però è legato alla commedia "leggera e garbata" come si legge nelle fonti d’epoca e al gusto per gli intrighi comico sentimentali che gli valgono nel 1935 il parallelo con Lubitsch.

I recenti ritrovamenti aiuteranno meglio a delineare i tratti di una personalità capace d’influenzare buona parte della produzione italiana di quegli anni. A questa riscoperta sono invitati gli spettatori delle Giornate 2002 che potranno vedere per la prima volta tre opere dirette da D’Ambra: la copia preservata dalla Scuola Nazionale di Cinema di Le mogli e le arance che all’epoca fu al centro di un eclatante caso di censura e che sarà mostrato nella sezione sull’avanguardia italiana, e due film preservati dalla George Eastman House di Rochester: Due sogni ad occhi aperti e La Principessa Bebè (l’attribuzione di quest’ultima era finora dubbia e condivisa con Carmine Gallone). Cristina D’Osualdo

 

(Source/Fonte: http://www.cinetecadelfriuli.org/gcm/previous_editions/edizione2002/Lucio_dAmbra.html)