Pallme Family
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La nascita e l'acquisizione della Manifattura Palme (Pisa) The Pisa and Parchen line of my clan had china factories in Pisa and in Schelten (North Bohemia). The herebelow text is from a paper issued by Richard-Ginori in 1930
Lo Stabilimento già Palme, nella città di Pisa, è il primo che venne aggiungendosi a S. Cristoforo nella nostra Società (Soc. Ceramica Richard). Il suo acquisto fu consigliato da parecchie ragioni industriali quanto mercantili. La vicinanza al mare; la sua postura nel cuore d'Italia, che rendeva facile anche il commercio nel mercato nazionale; il completamento delle varietà di produzione, quella di Pisa, rivolgendosi alle minori fortune, completamento, che poteva agevolare la vendita dei prodotti di S. Cristoforo; l’esistenza in sito di qualche elemento industriale, specialmente il combustibile vegetale ed il minor costo del minerale, l'invito all'esportazione, che fu poi anche raggiunta, e che quasi contemporanearnente fu la ragione determinante della fondazione nella stessa città d'uno Stabilimento vetrario della potente Società francese di St. Gobain, furono tutte ragioni che ne determinarono l'acquisto fatto con Rogito Fontani 11 Dicembre 1887. La storia di questa industria non è lunga. I Palme erano una famiglia Boema, e discesero a Pisa per darsi all'industria. I documenti ricordano i primi loro acquisti nella Via S. Marta in città, fatti nel 1837, e nel 1841 a S. Michele, fuor delle mura lungo l' Arno, all'estremità della passeggiata delle Piagge. Pare che contemporanearnente si dessero ad esercitare tanto la fabbricazione delle terraglie che della vetreria, ma da quest'ultima ben tosto cessarono. perché si ha una Nota 17 Dicembre 1838 della Soprintendenza delle R. R. Fabbriche diretta a Sebastiano Pallme colla quale gli veniva concesso di mettere un rotore per usare della forza del fosso macinante per fabbricazione di terraglie. Quella forza fu completata nel 1845 coll'acquisto di una chiostra verso quel fosso e di un altro rotore che aveva formato parte della Fabbrica dei coralli. Questa Fabbrica era stata un tentativo del Granduca regnante circa il V lustro del XIX Secolo, quando ideò di piantare a Pisa l' industria della lavorazione dei coralli. Forse mulinava di fare in ciò Livorno emula di Napoli e di suscitare ivi quell' altra elementare industria della pesca relativa, che ha il suo focolare a Torre del Greco e che finisce col mandare le sue produzioni per tutto l'Oriente. Dette per ciò larghezza di uso di beni Demaniali e di godimento della forza idraulica di detto fosso ad un Diotallevi, il quale dopo pochi anni dovette abbandonare l' impresa. Allora la pubblica Amministrazione mise in vendita lo stabile colla forza dei rotori , partendo dai dati di due Relazioni dell' Architetto Ricetti, il quale, a richiesta, nella seconda, espresse che la sua estimazione comprendeva anche il diritto al godimento della forza. La vendita fu fatta allora con Rogito Redi 16 Aprile 1830 ad un Oneto di Livorno dal quale per varie vicende e possessori, un rotore e il casamento che lo comprendeva pervennero ai Palme per Rogito Passerini 29 Aprile !845.
La forza idraulica fu quindi dalla famiglia Palme aumentata, perché troviamo nel 1871 portati a tre i rotori il cui uso ancora continua per concessione Demaniale. Se questo uso della forza idraulica è pur calcolabile, non è a credersi che sia nè potente nè di costante durata, quali quelli dell' Alta Italia. I colli spogliati di bosco fanno ora aridi, ora torrenziali i fiumi, quello specialmente del Serchio, dal quale, per una cateratta a Ripafratta, si deriva il canale macinante di Pisa, servito per trasporto di materiali e per forza, e sul quale stanno i detti rotori. Ma, un pò la ragione delle magre, un pò quelle delle derivazioni del Serchio nel Lucchese, un pò per le piene dell' Arno che ne determinano la chiusura per difesa dalle inondazioni, un pò per lo scarso declivio che determina i rigurgiti, dominati dal mare nel quale è a brevissima distanza la foce, pel complesso di ciò, la forza che si può usare non è costante e non è valutabile che circa la meta dei giorni dell'anno. Ond'è che l' industriale deve farne calcolo per quello che è, e non può dispensarsi dal mettere a fianco di quella l' altra del vapore, senza nemmeno lusinga che in quella località possa giovare l’impulso elettrico, se non nella remota speranza dell' utilizzazione dell' immenso che ne potrebbe dare il movimento del mare. Comunque, il locale di S. Marta, quale fu acquistato dalla Società, era angusto ed essa dovette ridurlo a più comodo uso, specialmente per la manovra delle ingenti quantità di terre che la cresciuta produzione rese necessario di muovere e di lavorare. Due acquisti furono fatti, l'uno da Maria Manzetti vedova Dominici, e l'altro da Antonio Gaducci nel 1894, dai quali si poté avere un più comodo accesso verso la Via Garibaldi ed un grande locale, già orto e giardino, che fu tutto coperto e che serve alla fabbricazione delle paste. Nell' anno successivo (1895) fu comperato da Giuseppe Perti una casetta con annessovi un altro rotore in godimento perpetuo come quello della già Fabbrica dei coralli e questa casa e questo rotore sono a monte di tutte le altre, e con esso venne portato a cinque il numero dei motori idraulici dei quali si giova la Società.
Un altro elemento industriale è rappresentato dalla Villa di Tripalle (Fauglia) sita in bellissima posizione sui colli, oltre bonifica, che stan dietro Livorno e più presso a Colle Salvetti che a Pisa. Abbenchè l'amenità del sito la facesse dimora estiva dei Palme, la si dovette comprendere nell'acquisto del 1887, perchè ivi esiste una cava di arena che serve alla fabbricazione dei prodotti di Pisa e che viene anche venduta ad altri industriali. Da questa villa si ricava un reddito agricolo; fu talvolta data in locazione, ma per misero compenso, avvegnachè spoglia di mobili; ed ora è lasciata in godimento del dirigente, che nell'estate se ne giova per sè e per la sua famiglia, a ristoro dei calori accascianti della maremma pisana. Come, e più che a S. Marta, furono grandi le opere di riduzione e di ampliamento che si fecero a S. Michele, dove è la vera lavorazione dei prodotti. Ai moderni metodi industriali male si adattavano gli angusti androni di un vecchio monastero, quale in origine era il sito. I forni vi erano meschini e quadrati ; si profittò e si profitta di quanto e fin quando si poteva, e si potrà, ma la massima parte del nuovo, forni e laboratori, sono stati eretti con occupazione del giardino e di altri spazi interni. Quello però che vale di più si è che tutto vi fu ridotto e costruito a guisa, che quando lo si voglia, senz'altre esigenze, nè modificazioni, vi si può cambiare la produzione, introducendovi quella della terraglia forte o semi-forte, ad imitazione più o meno perfetta di quella che si fabbrica a S. Cristoforo. E due ragioni determinarono il sistema. La prima si è che i fabbricanti del sito credettero di poter sostenere una lotta elevando gli sconti e riducendo cosi precipitosamente I profitti (tanto più modesti quando si traversa il laborioso periodo della trasformazione), cosicchè quello Stabilimento nei primi tempi e per vari bilanci, segnò gravi perdite per la Società. Vano fu allora il tentativo di riunire !a produzione Italiana della specie, in un accordo ; !a Società potè. e può rifarsi e trascurare !a mania del perdere o del limitarsi a benefizi cosi scarsi da non giustificare nè l'impiego del capitale, nè quello dell' occupazione e dell' attivita personale; pur si rivolse all' esportazione, che finora le riesce agevole. Ma quando la necessità. della resistenza lo richiedesse, il mezzo della gara potrebbe essere scelto, meglio che nelle condizioni della vendita, nell' offerta della migliore qualità a prezzi relativamente proficui pel consumatore, in riguardo alla durata. La seconda consiste nel cammino inesorabile della civiltà. Le nostre popolazioni sono tenute nella depressione economica da molteplici cause, ma specialmente da quella del possesso delle terre in mani impotenti per mezzi, indotte dei metodi moderni di produzione, incoscienti dei doveri dei detentori delle fonti della ricchezza verso la Nazione. Non è con soccorsi, nè con leggi di speciali favori, ma con misure di ben altra indole che si arriverà a ridare al terreno la potenza che ha, considerandolo, meno un impiego di denaro di quello che un istrumento industriale, che respinge l'ignoranza e reclama la applicazione della scienza, ancora l'unica produttrice della ricchezza. Quando migliori menti siederanno alla direzione delle pubbliche cose, e qualche invano auspicato Coltre si leverà a sgominare la schiera dei fiscaleggianti depressori di tutto, cd allora che anche la condizione del povero sarà rilevata, riprenderà il cammino negli usi domestici delle stoviglie migliori, che dalla ciotola di terracotta e da quella meno rozza di terra verniciata di bruno o con qualche fregio più o meno primitivo, lo condurrà indubbiamente alla porcellana. Intermedio sarà l'uso della terraglia dura od Inglese ; e per allora gli sforzi di coloro che diressero la nostra Società. hanno tutto preparato, oltreché a S. Cristoforo di Milano, anche nello Stabilimento di S. Michele di Pisa.
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